Roma – 18 giugno 2014 . Dopo la fiducia al governo votata ieri, stamattina dalla Camera dei Deputati è arrivato il via libera definitivo alla conversione in legge del decreto 66/2014 "Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale", quello del bonus Irpef.
Montecitorio ha votato lo stesso testo uscito da Palazzo Madama, che introduce una nuova tassa per discendenti di italiani che vivono all’estero e vogliono recuperare la cittadinanza tricolore. Soldi che dovranno sborsare quando si presentano al consolato per far valere lo ius sanguinis dimostrando che un loro avo (non ci sono limiti di generazioni) era italiano.
La nuova legge, per la cui entrata in vigore bisognerà aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, inserisce una nuova voce alla tabella delle tariffe consolari. Si tratta dei “diritti da riscuotere per il trattamento della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana di persona maggiorenne” e ammontano a “300 euro”.
Il padre della tassa è un senatore del Partito Democratico, Giorgio Tonini, che l’ha introdotta con un emendamento presentato in commissione. “In America latina, in particolare in Argentina – ha spiegato ci sono liste d'attesa molto lunghe di persone che hanno chiesto la cittadinanza poiché discendenti di italiani. Sinora la pratica era gratis e passa a 300 euro. L'intenzione è quella di utilizzare parte delle risorse per aumentare il personale a contratto in loco per smaltire le pratiche arretrate".
Protestano, però, i diretti interessati: quei discendenti di migranti italiani che, grazie al voto dall’estero, hanno anche rappresentanti in Parlamento.
Per loro oggi ha preso la parola in Aula Mario Borghese, deputato del gruppo misto MAIE, Movimento Associativo Italiani all’Estero. “Da domani – ha detto – chi chiederà il riconoscimento della cittadinanza jus sanguinis dovrà pagare una tassa di 300 euro. Forse sarà un problema minore per questo Governo, ma di certo non lo è per migliaia di discendenti di italiani emigrati che, da anni, fanno la fila davanti ai consolati per vedersi riconosciuto un sacrosanto diritto”.
“Come si fa a chiedere 300 euro agli italiani residenti all'estero, che magari vivono in un Paese dove quella cifra corrisponde ad un intero stipendio? E come farà una famiglia di due o tre persone che devono richiedere la cittadinanza? Oggi noi del MAIE – ha spiegato Borghese – votiamo contro questo Governo che vende la cittadinanza italiana solo a chi se la può pagare”.
Elvio Pasca