Roma – 6 luglio 2012 – Saranno due milioni nel 2029 i minori stranieri residenti in Italia, di cui un milione e 770 mila nati nel nostro paese ma soltanto il 7 per cento potrà diventare cittadino italiano se restasse in vigore la normativa attuale sulla cittadinanza.
E’ questa la stima che emerge dal rapporto Cittalia-Anci ”Da residenti a cittadini: il diritto di cittadinanza alla prova delle seconde generazioni” presentato ieri a Roma.
Lo studio Cittalia-Anci segnala che nel 2029 raddoppierà il numero di minori stranieri residenti nelle citta’ italiane, passando dall’attuale 9,7 per cento ad un 20,7 per cento, vale a dire due minori su dieci saranno di origine straniera. Se venisse modificata l’attuale legge sulla cittadinanza, basandosi sullo ius soli invece che sullo ius sanguinis in vigore attualmente, nel 2029 l’86 per cento del totale dei minori stranieri residenti diventerebbe cittadino italiano, invece che solo il 7 per cento.
La legge di iniziativa popolare proposta dal comitato ‘L’Italia sono anch’io’ e appoggiata anche dall’Anci chiede il riconoscimento della cittadinanza ai figli di genitori residenti in Italia almeno da un anno, si registrerebbe un cambio di prospettiva nettissimo con effetti positivi sulla riduzione dell’esclusione dei giovani stranieri e delle disparita’ di trattamento, garantendo maggiore accesso a diritti e servizi legati allo status di cittadini.
Al 2011 sono circa un milione (993.238) i minori con cittadinanza straniera regolarmente residenti in Italia facendo registrare un aumento, dal 2000 ad oggi, del 332 per cento. La proporzione dei minori nati nel nostro paese e’ notevolmente aumentata rispetto a quella di minori e giovani immigrati dall’estero, rappresentano infatti ben il 71 per cento del totale dei minori stranieri residenti.
L’indagine Cittalia-Anci, condotta in una decina di città del Centro-Nord (Torino, Alessandria, Genova, Varese, Verona, Trieste, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì, Firenze) ha individuato una costante crescita dei minori stranieri (triplicati dal2003 al 2010) ma anche la sostanziale inadeguatezza del criterio dello ius sanguinis per l’assegnazione del diritto di cittadinanza ad un numero crescente di giovani come prerogativa necessaria per l’integrazione e la mobilità sociale delle seconde generazioni e delle loro famiglia.
Dal 2005 al 2010, su cento minori stranieri nati in Italia residenti nelle dieci città considerate, in media solo 62 ogni anno hanno acquisito la cittadinanza italiana ex art. 4 (che assegna la cittadinanza ai minori stranieri nati e residenti in Italia), mentre rispetto alle cittadinanze ottenute ex art. 14 (che riguarda i figli di genitori che hanno acquisito lo status di cittadino italiano), anche se la percentuale e’ nettamente piu’ bassa rispetto a quella delle cittadinanza ex art. 4, risulta in lieve aumento. Si e’ passati infatti dallo 0,9 per cento di minorenni che avevano ottenuto la cittadinanza nel 2004 all’oltre 2 per cento dei minori stranieri residenti nel 2010.
“Riconoscere la cittadinanza alle seconde generazioni di stranieri nati in Italia non e’ solo nell’interesse degli immigrati, ma anche degli italiani. Se non risolviamo il problema rischiamo di doverci confrontare con una bomba ad orologeria. Dobbiamo renderci conto che senza soluzioni normative non aspetta ne’ a noi ne’ a loro un buon futuro” ha detto Flavio Zanonato, sindaco di Padova e delegato Anci all’immigrazione, intervenendo alla presentazione dello studio.
“E’ necessaria una nuova legge affinché la nostra comunità possa vivere bene e senza conflitti. L’unico modo per uscire dall’impasse in cui ci troviamo – ha ribadito – e’ quello di convincere la popolazione della concretezza del problema in considerazione del fatto che nel nostro paese vivono 5 milioni di lavoratori stranieri. Va affrontata la questione della loro integrazione”.