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Città poco sicure, ma non è colpa degli immigrati

Indagine Eurostat. I paesi Ue dove vivono più immigrati non sono i meno sicuri

Roma – 7 ottobre 2008 – Che le città italiane siano poco sicure rispetto a quelle del resto d’Europa pare ormai assodato, ma che questo oscuro primato sia dovuto all’immigrazione è una bufala da sfatare.

È quanto salta fuori dai dati dell’ultima indagine sulla qualità della vita  in 357 città europee condotta per conto della commissione Ue dall’istituto Eurostat, pubblicati oggi dal Corriere della Sera.

Se si considerano, ad esempio, gli omicidi e le morti violente, le città italiana con il più alto tasso di incidenza ogni mille abitanti sono Caserta (0,14), seguono Foggia (0,13) e Brescia (0,10) . Stando a questi dati, nella città campana si uccide sette volte in più che a Barcellona, quattordici volte più che a Madrid.

Non va meglio con i furti di auto ogni mille abitanti, che sembrano una specialità tutta italiana. La classifica generale delle 357 città europee è guidata infatti da un sestetto del Belpaese:  Caserta (15,3), Catania (14,7), Napoli (11,7), Torino (11,3), Roma (11,2) e Milano (11), che va in ex aequo con la prima delle europee, Manchester (11).

Se però guardiamo al’incidenza della popolazione straniera,  scopriamo che nazioni più sicure dell’Italia hanno anche tassi di immigrazione più alti. Succede ad esempio in Spagna, dove secondo Eurostat gli immigrati sono il 5,43% della popolazione, o in Germania, dove arrivano al 9,17%, contro il 4,16% dell’Italia.
Rimanendo agli esempi citati dal Corriere,  anche centri di permanenza più affollati, che possono essere un indicatore della clandestinità, non significano meno sicurezza. A Torino nel centro ci sono 0,49 persone ogni mille abitanti, mentre a Magdeburgo sono  4,69, a Colonia 6.

Per continuare a giustificare l’equazione immigrati = insicurezza, bisognerebbe quindi dimostrare (come?) che in Italia arrivano meno immigrati, ma sono più cattivi che nel resto d’Europa.
L’alta incidenza di stranieri nelle carceri non può essere d’aiuto: bisognerebbe “dimenticare” che questa situazione è dovuta anche alla mancanza di accordi per far scontare la pena nei Paesi di origine, che i detenuti stranieri non hanno facile accesso alle misure alternative e che in buona parte sono ancora in attesa di giudizio, e non andrebbero quindi  nemmeno inseriti nel novero dei delinquenti.

Siamo certi che il pacchetto sicurezza, sbilanciato com’è sul fronte immigrazione, abbia davvero centrato il problema?

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