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Clandestini: nel dubbio, vanno considerati minori

Se gli esami non accertano l’età, i ragazzi stranieri non possono finire nei Cpt o essere espulsi. Le indicazioni di Amato a tutte le Questure

ROMA – Per un ragazzo straniero entrato in Italia irregolarmente, avere più o meno di diciotto anni fa la differenza, dal momento che i minorenni non possono esseri espulsi.

Ma che succede se questo ragazzo non ha documenti e anche gli esami medici fatti per stabilire la sua età non danno un responso certo? Nel dubbio, secondo le direttive appena impartite dal ministero dell’Interno a tutte le Questure, va considerato un minore, e di conseguenza devono scattare tutte le misure di protezione previste dalla legge.

All’identificazione dei minori minorenni è dedicata una circolare firmata lunedì scorso dal ministro Amato. "Se il minore è erroneamente identificato come minorenne – scrive il titolare del Viminale – possono essere adottati provvedimenti gravemente lesivi dei suoi diritti, quali l’espulsione, il respingimento o il trattenimento in un Centro di permanenza temporanea o di identificazione". Di qui la necessità di "far ricorso a tutti gli accertamenti" per stabilire l’età.

L’esame più diffuso, in questi casi, è la radiografia del polso, che però ha un margine di errore anche di due anni. Può allora succedere che esca fuori un responso del tipo: il ragazzo ha dai 17 ai 19 anni.

Il Viminale ha scelto quindi con buonsenso una linea garantista. Del resto anche l’Unicef, nel commentare la Convenzione sui diritti dell’infanzia, raccomanda nei casi incerti di trattare la persona come se fosse un bambino, e questo già avviene in ambito penale, dove se permangono dubbi dopo una perizia scatta la presunzione di minore età.

Secondo Amato questo principio, che vuole garantire la tutela dei diritti dei minori, si può applicare anche in materia di immigrazione.

La circolare stabilisce quindi che, fino a quando non vengono fatti gli accertamenti, ai ragazzi stranieri "devono essere comunque applicate le disposizioni relative alla protezione dei minori", e se anche dagli esami arriva un responso dubbio "la minore età deve essere presunta". Si eviterà così che dei minorenni vengano lasciati a se stessi, stipati nei Cpt con gli adulti o in giro per l’Italia con in tasca un foglio di via.

"In questo modo il giovane minorenne viene subito inserito in un percorso di tutela e protezione, riducendo così il rischio che finisca in una rete di sfruttamento. Non parliamo solo di accattonaggio ma anche di sfruttamento della prostituzione" ha sottolineato ieri il sottosegretario all’Interno Marcella Lucidi. "La solitudine per un minore è insidiosa e, in terra straniera, troppe volte significa sfruttamento. Come nell’isola che non c’è, questi "bimbi sperduti" sopravvivono ma hanno bisogno di qualcuno che stia al loro fianco. Per non rimanere invisibili."

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Circolare del ministero dell’Interno sulla identificazione dei migranti minorenni

(11 luglio 2007)

 

Elvio Pasca

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