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Clandestini, più tempo nei Cie

Innalzamento per decreto legge. Mantovano: “Basterebbero cinque, sei mesi” Roma – 16 febbraio 2009 -Bocciato dal Senato, potrebbe tornare per decreto, ed entrare quindi subito in vigore, l’innalzamento del tempo di permanenza massima nei centri di identificazione ed espulsione.

Il governo sta pensando di inserire la norma nel decreto legge che verrà approvato dal prossimo consiglio dei ministri. Un provvedimento che l’esecutivo giustificherebbe con l’ ”emergenza stupri” e che vuole anticipare l’entrata in vigore di alcuni punti del ddl sicurezza, attualmente all’esame della Camera.

Originariamente, il ddl prevedeva di portare a diciotto mesi, rispetto ai due attuali, il tetto oltre il quale vanno rilasciati i clandestini trattenuti nei Cie. Ci sarebbe stato così più tempo per identificarli, un passaggio indispensabile per capire in che Paese vanno rimpatriati.

La norma però è stata bocciata durante l’esame al Senato, grazie a un emendamento presentato dall’opposizione che ha incassato anche i voti di qualche franco tiratore del centro-destra. Il ministro dell’Interno Maroni aveva già annunciato che la norma sarebbe stata reintrodotta alla Camera, ma ora pare che si stringeranno i tempi con il decreto legge. 

"Mi auguro che sia inserito un allungamento di permanenza nei Cie. Sessanta giorni, il tempo attuale, sono pochi" ha commentato stamattina il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, intervenuto a una trasmissione di Radio 24.

"Alle forze di polizia sarebbe sufficiente poter contare su un limite di cinque , sei mesi, – ha detto Mantovano – magari con un vaglio periodico ogni sessanta giorni da parte dell’autorità giudiziaria. Per esempio oggi a Lampedusa ci sono diversi tunisini clandestini che non riusciremo mai a rimandare in patria in 60 giorni".

EP

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