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Clandestinità. Reato solo per chi già delinque?

L’ipotesi a cui si sta lavorando terrebbe fuori chi è semplicemente irregolare. Ma i giochi sono ancora aperti Roma – 15 maggio 2008 – Continua la messa a punto del pacchetto sicurezza. La cerchia di coloro che rischieranno di macchiarsi del reato di immigrazione clandestina sembra ristringersi. Perché i ministri stanno pensando di introdurre tale ‘crimine’ nel codice penale per colpire, con una pena da sei mesi a 4 anni di carcere, solo coloro che commettono anche altri delitti, tenendo fuori quindi l’esercito di colf, badanti e lavoratori extracomunitari colpevoli solo di non avere un permesso di soggiorno.

È questa la ‘formula’ a cui starebbero lavorando i ministeri interessati al pacchetto sicurezza (Interni, Giustizia, Difesa, Esteri e Politiche Ue). L’iniziale bozza di una quarantina di articoli stesa da Nicolò Ghedini (Forza Italia) è in fase di integrazione e di rimaneggiamento.

Il reato di ingresso clandestino prevederebbe l’arresto in flagranza, il processo per direttissima, una pena da 6 mesi a 4 anni e l’espulsione immediata. Il clandestino attenderebbe il processo o l’espulsione in carcere o nei Cpt. Per evitare un aggravio di lavoro ai magistrati si starebbe ipotizzando una serie di agevolazioni processuali, tra cui la riproduzione fonografica, così da risolvere il problema della verbalizzazione senza ricorrere ai cancellieri.

Alla bozza – che per la parte dei reati prevede tra l’altro un aumento dei minimi di pena per quelli di maggiore allarme sociale (rapine, scippi, furti, maltrattamenti in famiglia), un giro di vite alla legge Gozzini sui benefici carcerari e alla sospensione condizionale della pena – starebbero dando il loro contributo tecnico in molti, tra cui lo stesso Ghedini e l’avvocato-parlamentare di An Giulia Bongiorno.

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