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Colf, la metà in nero: “Serve una riforma”

Pacchetto di proposte dall’assemblea nazionale  Acli Colf. Dalla detraibilità di tutte le spese a nuove forme di prelievo fiscale

Roma  22 maggio 2009 –  Alla fine dello scorso anno,  all’Inps risultavano più di un  milione e mezzo di rapporti di lavoro domestico attivi, e 600mila tra colf, badanti e baby sitter registrate, in gran parte donne straniere. Il conto però raddoppierebbe se si sommassero anche tutte quelle che lavorano in nero.

A tirare le somme sul lavoro domestico in  Italia è Acli Colf, in occasione della loro XVII  assemblea nazionale ‘Per un nuovo welfare della cura oltre il fai da  te’ che si apre oggi pomeriggio a Roma, alla Pontificia università San Tommaso d’Aquino.    

Secondo i dati Acli, solo il 22,3% dei 600mila lavoratori domestici registrati è di nazionalità  italiana, il 20% proviene dalla Romania, il 12,7% dall’Ucraina, il 9%  circa dalle Filippine e il 6% dalla Moldavia.. Seguono Peru’, Ecuador, Polonia e Sri  Lanka, con percentuali che vanno dal 3,6 al 2,8% e rappresentanze  minori di numerosi altri Paesi, europei, asiatici, africani e  sudamericani. Le donne sono l’87% fra i lavoratori stranieri, il 96%  fra gli italiani.

“Queste donne -commentano le colf delle Acli-  rappresentano oggi l’unica speranza delle famiglie italiane per la  cura dei bambini e l’assistenza di anziani. Infatti e’ noto che il  nostro welfare -sottolineano- e’ largamente carente di adeguati  servizi per l’infanzia, per le persone anziane o per i non  autosufficienti”

Acli Colf ha quindi presentato un  “pacchetto di proposte che mirano a riorganizzare il lavoro  di cura nelle case, restituendo  risorse alle famiglie e favorendo l’emersione del lavoro nero.  Proposte che chiamano le istituzioni ad una forte corresponsabilita’  pubblica, per superare quella sorta di ‘abusivismo di necessita” che  si e’ affermato all’interno della societa’ e delle mura domestiche”.       

Ecco, in sintesi, le proposte principali: dare la possibilità alle  famiglie di detrarre l’intero costo del lavoro domestico in sede di  dichiarazione dei redditi; Abolire le retribuzioni convenzionali e  introdurre una aliquota legata alla retribuzione effettiva; Prevedere  nuove forme di prelievo fiscale per le colf perche’ possano pagare le  tasse con una rateizzazione meno concentrata e elevata; Dividere il  lavoro domestico dal lavoro di assistenza alle persone, inserendo  quest’ultimo nella rete dei servizi sociali di sostegno alla famiglia.

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