Roma – 9 giugno 2014 – “Padova libera, pulita, più sicura, più tranquilla. Che grande soddisfazione”.
Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini gongola su Facebook per la vittoria di Massimo Bitonci. Il candidato del Carroccio, appoggiato da tutto il centro destra, è il nuovo sindaco di Padova, che negli ultimi dieci anni era stata guidata dalla sinistra. E stanotte urlava: “Abbiamo vinto. Abbiamo mandato a casa i comunisti”.
Mentre Bitonci, Salvini & co festeggiano, chissà che ne penseranno i 35 mila immigrati che vivono in città e che ormai rappresenta il 15% della popolazione. A leggere il curriculum di nuovo sindaco, infatti, come succede con la maggioranza dei leghisti, si trovano più iniziativa contro che a favore degli immigrati.
Bitonci balzò agli onori delle cronache nel 2007, quando era sindaco di Cittadella, comune di ventimila anime a trenta kilometri da Padova. Si inventò infatti un’ordinanza, subito copiata da tante altre amministrazioni leghiste, che prevedeva un reddito minimo, l’idoneità alloggiativa e una verifica della pericolosità sociale per i cittadini comunitari, italiani esclusi, che chiedevano l’iscrizione all’anagrafe.
“Prima dell’ingresso della Romania nell’Ue – spiegò allora Bitonci – avevamo due o tre richieste di residenza la settimana, poi ci siamo accorti che sono aumentate nel giro di pochissimo. Noi vogliamo evitare fenomeni di accattonaggio e criminalità e poi sono gli stessi cittadini che lo chiedono, si ha paura ad uscire. È un dato di fatto che l’80% delle persone che finiscono in galera sono romeni”.
L’iniziativa fece aumentare le quotazioni del sindaco nella Lega Nord, ma gli fruttò anche diverse accuse di razzismo (“Xenophobia in Italy” titolò il quotidiano britannico The Indipendent), l’apertura di un’inchiesta (poi archiviata) per abuso di potere d’ufficio e un ricorso al Tar contro l’ordinanza. Alla fine fu costretto a modificarla eliminando gli aspetti più palesemente discriminatori.
La carriera di Bitonci, però, era decollata. Nella scorsa legislatura fu eletto alla Camera dei Deputati, nel 2013 è passato a Palazzo Madama. Oggi ricopre il ruolo di capogruppo della Lega Nord al Senato.
In Parlamento ha firmato, per primo o dopo altri, proposte di legge che spesso si occupano di immigrazione. Come? Ad esempio rendendo obbligatoria la stipula di una fideiussione per gli stranieri che chiedono la partita Iva, finanziando un bonus babysitter con una tassa sul money transfer, vietando la macellazione rituale islamica o introducendo un esame di naturalizzazione per chi vuole diventare italiano.
Poi c’è il profluvio di dichiarazioni. Contro la riforma della cittadinanza (“no allo ius soli, nemmeno temperato”), contro il salvataggio dei profughi (“stop a mare nostrum, è un’invasione), contro l’abolizione del reato di clandestinità (“un gravissimo errore cancellarlo”) addirittura contro l’apertura di un museo dell’arte islamica a Venezia: “meglio uno dell’arte veneta”.
Tra le tante, gli diede una certa notorietà una dichiarazione in aula contro l’allora ministra dell’Integrazione Cècile Kyenge. “Non sa cos’è l’integrazione – disse Bitonci – non sa niente di niente. Vuole favorire la negritudine come in Francia, ma noi possiamo farne a meno”
Elvio Pasca