Roma – 3 aprile 2012 – E se nella leghista Verona diventasse sindaco un comunista di origine africana? Fantapolitica, probabilmente, ma Ibrahima Barry ci prova.
Quarantanove anni, operaio, nato in Guinea ma in Italia dal 1989, è lui il candidato sindaco del Partito di Alternativa Comunista alle elezioni comunali del 6 e 7 maggio. Sfiderà il primo cittadino uscente Flavio Tosi e gli altri aspiranti alla sua poltrona con una lista che propone come consiglieri anche due immigrati dal Bangladesh e uno dal Senegal.
Il Partito di Alternativa Comunista è nato nel 2006 da una scissione di Rifondazione Comunista. Nel suo Statuto si legge che “solo l’instaurazione della dittatura del proletariato, cioè la trasformazione dei lavoratori in classe dominante, potrà aprire una strada di progresso per l’umanità che conduca infine all’eliminazione della società divisa in classi e alla cancellazione di ogni forma di oppressione”.
“Il nostro è un programma autenticamente rivoluzionario, rivolto ai lavoratori, alla classe operaia e si contrappone agli schieramenti borghesi di Lega, centrosinistra e centrodestra” ha spiegato ieri Barry alla presentazione della sua candidatura.
“Siamo impegnati per sostenere i lavoratori: quelli veronesi e i tanti che sono arrivati da lontano per cercare una vita migliore. Naturalmente – ha sottolineato l’aspirante sindaco- siamo per una città veramente antirazzista: no al razzismo nelle città dove la Lega ha sempre avuto il massimo consenso”.
Elvio Pasca