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Comunitari alle urne. A Bologna mille iscritti

Potrebbero essere settemila. La candidata: "Il Comune non informa, devo farlo io"

Roma – 24 marzo 2011 – Un migliaio di cittadini dell’Unione Europea vogliono votare a Bologna per scegliere sindaco e consiglieri Comunali. Sono già iscritti alla lista aggiunta, altri seimila potrebbero farlo ma per ora non sembrano interessati.

Situazione particolare, quella di Bologna, dove le ultime elezioni ci sono state appena due anni fa. Poi però, travolto a uno scandalo, il sindaco si è dimesso, al suo posto è arrivato un commissario nominato dal governo e ora la parola torna ai cittadini chiamati alle urne il 15 e il 16 maggio.

“Per le elezioni del 2009 inviammo una lettera a ogni comunitario residente a Bologna, con le istruzioni e il modulo per iscriversi alla lista aggiunta. La risposa però fu molto scarsa: partirono settemila lettere e si iscrissero solo in centosettanta” racconta Nicola Aiello, responsabile del servizio elettorale.

Quest’anno l’amministrazione non ha inviato lettere. “Abbiamo mandato comunicazioni alle associazioni, affisso manifesti e pubblicato sul sito web del Comune una pagina dedicata al voto dei comunitari. Per iscriversi alla lista si può inviare la domanda anche via fax o per email, allegando una copia del documento di identità”.

I risultati? Fino a martedì scorso, il Servizio Elettorale aveva contato 1028 iscritti alla lista aggiunta, soprattutto romeni e polacchi, rispettivamente 412 e 106. I residenti romeni a Bologna sono oltre cinquemila, i polacchi un migliaio. Anche se gli iscritti  sono proporzionalmente molti più alti di quelli registrati a Milano e Torino, la strada per arrivare a una partecipazione diffusa dei comunitari alle elezioni sembra ancora lunga.

Mirela Canuci, mediatrice culturale romena e probabile candidata del Pd, punta il dito contro il Comune: “Ha fatto pochissima informazione, è molto grave la scelta di non mandare lettere ai residenti comunitari, inoltre in giro non si vedono manifesti. Alle elezioni del 2009 ci furono gravi ritardi, ma si fece di più,  stavolta è peggio”.

È così che Canuci, prima di iniziare la campagna elettorale, è costretta a creare da sola le condizioni perché abbia senso esporre un suo programma e chiedere un voto. “Sono costretta ad andare casa per casa dai miei connazionali per informarli. Devo spiegare a ogni elettore che cos’è questo voto e come si fa a votare, poi magari seguire direttamente tutta la trafila per l’iscrizione alla lista aggiunta” spiega.

Possibile che si debbano stanare gli elettori porta a porta? Ioan Eugen Popitiu, altro romeno bolognese, coordinatore della Lega degli studenti romeni in Italia, chiama in causa partiti e connazionali: “I partiti non si impegnano per far capire ai romeni che sono importanti. Credo però che chi ha deciso di vivere in Italia dovrebbe impegnarsi di più, informarsi, iscriversi a andare a votare per farsi sentire”.

Elvio Pasca

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