Il ministro insultato alla Cattolica di Milano. Lui attacca l’Ue: "In tema di immigrazione ha agito poco e male". Milano, 26 settembre 2009 – Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, è stato contestato all’Università Cattolica di Milano nel corso del suo intervento di chiusura alla seconda conferenza nazionale sull’immigrazione. Mentre il ministro stava affrontando il tema dei minori non accompagnati, sette donne tra il pubblico si sono alzate in piedi e lo hanno interrotto gridando ”buffone, no all’identificazione, no ai respingimenti”. Le donne sono state fatte allontanare dalla sala e poi identificate dagli agenti della questura. Tra le contestatrici vi è anche un consigliere comunale di Milano del Prc, Patrizia Quartieri.
Secondo il titolare del Viminale la Commissione Europea, in tema di immigrazione, ”ha agito poco e male”. E’ questa la principale criticità rilevata da Maroni durante la conferenza. La Commissione europea, ”grande assente a questa conferenza”, ha sottolineato Maroni, ”non ha svolto un ruolo proattivo né nel contrasto dell’immigrazione clandestina né per l’integrazione, e neppure per quanto riguarda il problema dei rifugiati e di quanti chiedono protezione internazionale”.
”Dall’Europa – ha aggiunto il ministro dell’Interno – è arrivata una voce flebile, poco autorevole che ha demandato ai singoli Paesi la gestione della questione. Così i Paesi del sud del Mediterraneo hanno dovuto definire politiche nazionali inefficaci, sempre in ritardo, soprattutto in competizione tra loro. Ma quel che è emerso dalle intercettazioni telefoniche sui trafficanti di esseri umani è che il traffico, ormai, viene dirottato rotta per rotta in base agli ordinamenti giudiziari nei Paesi europei. Così la politica del contrasto all’immigrazione clandestina rischia di trasferire i flussi da un Paese all’altro in Europa. Per questo il ruolo della Commissione Europea è invece fondamentale”.
Anche per questo il titolare del Viminale ha affermato di guardare con speranza alla riunione che si terrà a Bruxelles la settimana prossima quando si parlerà del ‘programma di Stoccolma’ perché per la prima volta, ”si definiranno i progetti di interventi mirati su tutta l’area del Mediterraneo. Il problema dell’immigrazione – ha aggiunto – non è dei singoli Paesi ma di tutta l’Europa”.
Maroni ha poi plaudito alla proposta lanciata da Vasco Errani, presidente della Conferenza Stato-Regioni, di una ”programmazione integrata sulle politiche per l’immigrazione” da mettere a punto grazie alla collaborazione tra Regioni e Ministero dell’Interno. ”Le politiche generali di integrazione – ha osservato il ministro – devono affiancarsi alle politiche della sicurezza. La collaborazione istituzionale deve prevalere sulla visione politica. Non è una questione elettorale”. Bene Errani, dunque, ha detto Maroni, ”che è principe del federalismo, e io ne sono il re”.
Intanto, dopo le parole rivolte ieri da Maroni ai magistrati ("non applicare la legge sulla clandestinità è reato”) il togato di Magistratura Democratica, Livio Pepino, ha chiesto al Csm di aprire una pratica a tutela dei magistrati che hanno sollevato la questione di costituzionalità per il reato di clandestinità.
E oggi sulla questione è intervenuto il Guardasigilli Angelino Alfano, che ha precisato: ”Nessuno e neanche il ministro Maroni ha posto in dubbio il diritto e il dovere dei magistrati di interpretare la legge dello Stato votata dal Parlamento. Ovviamente si deve trattare però di interpretazione e non di elusione”.
”Poiché è chiara la ‘ratio legis’, cioè la volontà del legislatore, nel caso del reato di immigrazione clandestina, pensiamo e speriamo che ci si limiti ad interpretare e non a eludere la legge. Questo sarebbe una violazione dell’obbligatorietà dell’azione penale che è tanto cara ai magistrati”, ha concluso Alfano.