in

Contributi per l’affitto, il giudice elimina i requisiti anti immigrati

La Regione Lombardia chiedeva solo agli stranieri un lavoro e la residenza da 5 anni. Il tribunale: “Una discriminazione, riaprire le domande”. Accolto il ricorso di Asgi e Apn, ma non sul bonus bebè 

Roma – 14 marzo 2016 – Il bonus da 800 euro per aiutare le famiglie più povere a pagare l’affitto? Ottimo, ma solo se non fa differenze tra italiani e immigrati. 

Il tribunale di Milano ha riconosciuto “l’evidente natura discriminatoria” di uno degli interventi del reddito di autonomia” introdotto lo scorso autunno dalla Regione Lombardia. I requisiti aggiuntivi richiesti agli stranieri sono illegittimi e quindi ora bisognerà eliminarli e riaprire i termini per la presentazione delle domande, che si erano chiusi il 31 gennaio.

Il governatore Roberto Maroni e la sua giunta avevano deciso che potessero accedere al contributo per l’affitto le famiglie con un Isee non superiore a 9 mila euro. Se però a presentare la domanda era un extracomunitario, doveva anche avere un lavoro e risiedere da almeno 10 anni in Italia o da almeno 5 anni in Lombardia. 

Il giudice Tullio Perillo venerdì scorso ha accolto parte del ricorso antidiscriminazione presentato dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione e da Avvocati per Niente Onlus. 

“Così strutturata – si legge nella sentenza – la norma appare finalizzata ad ostacolare l’accesso ai benefici per gli stranieri in maniera assolutamente irragionevole ed afflittiva e non può quindi che essere oggetto di censura”. Perillo ha quindi ricordato che per legge, nelle prestazioni sociali, non si possono fare distinzioni tra italiani e stranieri che hanno in tasca un permesso di soggiorno della durata di almeno un anno.

“I requisiti del contributo per l’affitto erano evidentemente discriminatori e non rispettavano l’articolo 41 del Testo Unico sull’Immigrazione. L’avevano segnalato subito, ma dalla Regione non ci avevano dato ascolto, quindi non ci è rimasto che rivolgerci al tribunale” dice a Stranieriinitalia.it l’avvocato Alberto Guariso, che con il collega Livio Neri ha curato il ricorso. 

Che effetti avrà questa sentenza? “Ora bisognerà dare ai cittadini stranieri esclusi ingiustamente la possibilità di chiedere il contributo e quindi si riapriranno le graduatorie. Questo purtroppo allungherà anche i tempi per l’erogazione a tutti i beneficiari, se ci avessero dato ascolto prima – sottolinea Guariso – non sarebbe successo”. 

Asgi e Apn avevano chiesto al giudice di bocciare come discriminatorio anche uno dei  requisito per accedere al bonus bebè,  altra misura del pacchetto “reddito d’autonomia”, 800 euro per i secondi nati e 1000 euro dal terzo figlio in poi. Entrambi i genitori, italiani o stranieri che siano, devono essere residenti in Lombardia da almeno 5 anni. 

Il giudice ha respinto questa parte del ricorso. Il fatto che il requisito sia lo stesso per italiani e stranieri esclude, secondo Perillo,  che possa trattarsi di un requisito discriminatorio. Si tratterebbe invece di un modo “ragionevole” per limitare il numero dei beneficiari e quindi salvaguardare le casse della Regione Lombardia.

“Noi abbiamo fatto notare che quel requisito manca al 14,76% degli stranieri regoramente residenti in Regione e solo allo 0,07% degli italiani. Quindi gli stranieri saranno più penalizzati degli italiani. Per il giudice però questi dati ‘non sono così significativi’. Stiamo valutando se ricorrere in appello” conclude il legale di Asgi e Apn. 

Elvio Pasca

 

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

“Accendi la mente e spegni i pregiudizi”, è la settimana d’azione contro il Razzismo

Accordo Ue-Turchia. I sindacati: “Vittime di guerra respinte in massa”