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Crisi mutui. Bankitalia: “Gli immigrati, tra i mutuatari più a rischio”

"Maggiore pericolo per i contratti a tasso variabile stipulati nel 2005"

Roma – 29 ottobre 2008 – Che i mutui a tasso variabile sono più rischiosi di quelli a tasso fisso è intuibile da chiunque. Ma non tutti hanno potuto o possono permettersi la rata fissa, che al momento dell’accensione è sempre più alta del suo corrispettivo variabile. Fatto sta che oggi, con la crisi finanziaria, molti si sono trovati a dover pagare alla banca una somma – mai immaginata – più alta di quella che le entrate mensili premettono.

Il rischio per i titolari di un mutuo variabile di trovarsi in questa situazione è più ampio per i prestiti erogati alla fine del 2005, quando i tassi di mercato hanno toccato il valore minimo. E riguarda principalmente i mutuatari più giovani, quelli residenti nelle regioni del Mezzogiorno e gli immigrati extracomunitari. Sono alcune delle conclusioni cui arrivano Emilia Bonaccorsi di Patti e Roberto Felici, del Servizio Studi di Bankitalia, che hanno esaminato le principali caratteristiche dei prestiti per l’acquisto di abitazioni concessi in Italia nel quadriennio 2004-2007. Si sono fatti questa opinione mettendo in relazione le caratteristiche del contratto e del mutuatario con la probabilità che il mutuo entri in sofferenza o che registri una situazione ‘difficile’.

Nel periodo 2004-2007, "le banche italiane hanno erogato mutui per oltre 60 miliardi di euro annui, un valore senza precedenti nel passato – è l’assunto di partenza – e l’insieme di questi fattori potrebbe aver favorito l’accesso al credito da parte di fasce di clientela precedentemente escluse dal mercato perchè finanziariamente più fragili, aumentando non transitoriamente la rischiosità tradizionalmente molto bassa dei mutui alle famiglie".

I due ricercatori di Palazzo Koch, legano la rischiosità alla quale sono esposti i mutuatari proprio all’elevata percentuale di mutui a tasso variabile, concessi soprattutto nella fase di discesa dei tassi di interesse, conclusasi alla fine del 2005. Tra il 1999 e il 2005 la quota di nuovi mutui a tasso variabile ha superato l’80%”. In buona sostanza: alla fine del 2007, tre quarti dei mutui in essere era a tasso variabile. Di conseguenza effettivamente ”per i mutui a tasso variabile, mediamente più rischiosi nel periodo osservato, si è registrato un aumento nella frequenza di situazioni di difficoltà”.

Nel quadriennio in esame si è registrata innanzitutto una ”rapida crescita del numero dei mutui: l’importo medio dei mutui censiti è salito, da 125.000 a 138.000 euro. La distribuzione per età dei mutuatari è rimasta stabile, con una media attorno ai 36 anni, (un quarto ne ha meno di 31 anni). In circa la metà dei casi i contratti sono cointestati, presumibilmente a una coppia convivente”. È aumentata anche la quota di mutui concessi a cittadini extracomunitari (considerando la UE a 25), dal 7,4 al 10,2%, per poi registrare una contrazione all’8,9 per cento nel 2007.

Alla fine del 2007 ”il 3,5% dei mutui aveva registrato un ritardo nel pagamento di una o più rate; l’1,2% era stato classificato come incagliato, mentre lo 0,63% era passato a sofferenza. In generale, i mutui a tasso variabile sono risultati più rischiosi di quelli a tasso fisso”.
In questo quadro di crisi si inserisce la situazione particolarmente preoccupante degli immigrati che sono riusciti ad accendere un mutuo variabile proprio nel periodo dei tassi minimi.

Per i mutui concessi a individui nati in paesi extra UE il tasso di ingresso in sofferenza è stato pari all’1,95% e la frequenza di crediti scaduti ha superato il 10%. Nel caso delle sofferenze, secondo Bankitalia, ”i mutui a tasso variabile concessi nel 2004 hanno una probabilità di entrare in sofferenza più che doppia rispetto a quella dei contratti a tasso fisso. I mutui a tasso variabile presentano una frequenza di crediti scaduti mediamente superiore di 2,5 punti percentuali rispetto a quelli a tasso fisso. Più a rischio i giovani, di età non superiore ai 30 anni.

A.I.

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