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Crisi. Ocse: immigrazione internazionale in calo ma presto risalirà

Rapporto Ocse ”2011 international migration outlook” presentato a Bruxelles

BRUXELLES, 13 luglio 2011 –  L’immigrazione internazionale e’ calata nel 2009, riflettendo una bassa domanda di lavoro nei paesi membri dell’Ocse, per il secondo anno consecutivo dopo dieci anni di crescita.

E’ quanto emerge nel rapporto Ocse ”2011 international migration outlook”, presentato a Bruxelles.

Secondo lo studio, la migrazione nei 34 paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è calata di circa il 7% nel 2009 a 4,3 milioni di persone, rispetto ai 4,5 milioni del 2008.

Gli effetti piu’ marcati, secondo lo studio dell’Ocse, si avvertono nei paesi asiatici e in cinque paesi europei: Italia, Svizzera, Irlanda, Repubblica Ceca e Spagna. Nettamente in calo anche il flusso migratorio intereuropeo, sceso del 22 per cento nel 2009. Questi dati, che dovrebbero essere confermati anche per quanto riguarda il 2010 e il 2011, non devono comunque far pensare a un trend generale: “L’offerta di lavoro per gli immigrati crescera’ di nuovo”, ha assicurato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria, che ha presentato lo studio a Bruxelles assieme ai commissari europei agli Affari sociali e agli Interni Laszlo Andor e Cecilia Malmstrom.

“La globalizzazione e l’invecchiamento delle popolazioni rendono certa questa previsione. I governi pero’ devono sviluppare maggiormente canali legali per accogliere gli immigrati nel mercato del lavoro e incoraggiare un utilizzo migliore delle loro specializzazioni”. Se il declino del flusso migratorio e’ principalmente dovuto al calo delle opportunita’ d’impiego, e’ ovvio che le vittime principali siano state i giovani immigrati. I settori piu’ colpiti, invece, sono stati le costruzioni, i servizi finanziari e la distribuzione.

Al contrario, e’ cresciuta l’occupazione nei campi dell’istruzione, della salute e dei servizi domestici. Il minore tasso di occupazione maschile – osserva lo studio – e’ stato parzialmente compensato da un incremento della presenza di donne immigrate nel mercato del lavoro.

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