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INDAGINE INTERCULTURA, 40% NON VUOLE IL POSTO FISSO
Roma, 27 mar. (Adnkronos) – La crisi? ”In Italia e’ peggiore
che nel mio Paese”. Non ha dubbi il 35% di una selezione degli 800
studenti stranieri tra i 15 e i 17, provenianti da oltre 50 diversi
Paesi, dalla Thailandia alla Cina, dal Brasile agli Stati Uniti,
dall’Egitto alla Finlandia, dal Giappone al Cile, che studiano in
Italia con Itercultura, l’Associazione no profit che dal 1955 opera
nel campo degli scambi internazionali di ragazzi delle scuole
superiori.
Quanto al vizio peggiore, per il 50% dei giovani interpellati e’
l’inerzia dei propri coetanei italiani che, nonostante la difficile
congiuntura economica e l’attuale 30% di disoccupazione giovanile,
sono ancora in pochi, seppur in crescente aumento, quelli che decidono
di studiare altre lingue o fare piccoli lavori. All’opposto, la virtu’
a cui va il plauso di uno su cinque di loro (il 20%) e’ l’altruismo,
tradotto proprio nel generoso gesto di accoglienza da parte della loro
famiglia ospitante che ha aperto le porte della propria casa come se
fossero proprio i loro figli.
Per quanto concerne la riforma del mercato del lavoro, e’ gia’
una realta’ per molti di loro, visto che il 42% vede il proprio futuro
lavorativo senza posto fisso ma, al contrario, in continua evoluzione
e in viaggio per Paesi di tutto il mondo.
All’immobilismo dei coetanei italiani si
contrappone la decisione, presa da parte dell’80% degli intervistati,
di dare un proprio contributo, anche se non richiesto, al bilancio o
della loro famiglia ospitante o della propria famiglia di origine,
visto che i tagli riguardano in particolar modo le proprie spese
personali, cercando di conservare, pero’ il budget relativo alle voci
culturali.
Il 17% ha deciso di andare a scuola a piedi come risposta al
caro benzina (anche se Intercultura rimborsa il biglietto dei mezzi
pubblici) e il 18% di acquistare meno vestiti, il 10% di uscire meno
frequentemente la sera, il 12% di essere meno schizzinoso con il cibo,
consapevole che solo nel mese di gennaio il costo del carrello della
spesa e’ aumentato del 4,2% (Istat). Anche perche’, di crisi, a casa
se ne parla qualche volta (lo dice il 66%), alcuni con scetticismo,
altri con fiducia (entrambi al 33%), soprattutto in riferimento al
costo della benzina (29%) e delle bollette (17%). E se ne parla anche
a scuola, almeno con qualche professore (45%) che rende la crisi
oggetto di studio.
Infine, il 42% degli studenti stranieri si dimostra d’accordo
con il Premier Monti sul tema della mobilita’ del lavoro. Alla
domanda. ”in questo periodo di crisi, quale lavoro pensi sia il
migliore da scegliere al termine dei tuoi studi?” questa e’ la
percentuale di chi infatti ha risposto: ”qualsiasi, basta essere
disposti a muoversi, all’interno del mio Paese o all’estero”, mentre
il 18% sta pensando a un lavoro sociale, in virtu’ probabilmente
dall’aver toccato con mano i benefici del volontariato grazie al quale
sono accolti ora in Italia, mentre l’8% non disdegnerebbe affatto un
lavoro statale. L’8% fara’ leva solo sulle proprie forze e si vede
consulente esterno e il 7% sta meditando di tornare ai cari e vecchi
lavori pratici e remunerativi, come quello del’elettricista o
dell’idraulico.