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Crisi sbarchi. Industriali del Veneto: “Faremo la nostra parte”

Confindustria Vicenza: "Ognuno faccia il proprio dovere."  Unindustria Treviso: "Ci vuole sforzo condiviso"

Roma – 5 aprile 2011 – Domani si riuniranno i Presidenti delle regioni italiane per la seduta straordinaria della “Conferenza delle Regioni”, indetta dalla Cabina di regia nazione, per trovare gli accordi sulla gestione e accoglienza degli immigrati, determinata dalla crisi di sbarchi che sta investendo l’Italia da alcune settimana. 

Se i rappresentanti politici, soprattutto del nord, capeggiati da leader leghista Luca Zaia,  arriveranno con le idee ben chiare e decisi a far rispettare il loro “no grazie” per la gestione degli immigrati, dello stesso avviso non sembrano essere gli industriali, soprattutto quelli del Veneto.

Infatti, come riporta quest’oggi la versione online del Corriere del Veneto, sono in diversi gli industriali che hanno accolto l’appello lanciato dal vescovo di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin, che nei giorni scorsi ha chiesto un “maggior impegno di tutti” per gestire una momento di grande difficoltà e crisi senza lasciare l’onere dell’accoglienza “solo ai paesi più vicini geograficamente alla crisi” ovvero quelli del sud Italia.

La richiesta non è dunque passata inosservata e il primo a farsi carico di tale impegno è stato Alessandro Vardanega di Unindustria Treviso che ha subito auspicato ad uno “sforzo condiviso” che vedrà proprio la città di Treviso “fare indubbiamente la sua parte.” 

Risposta positiva è arrivata anche dal leader della Confindustria  di Vicenza, Roberto Zuccato, che ha al Corriere del Veneto ha dichiarato: ”In una situazione di emergenza come questa è doveroso che ognuno faccia il proprio dovere. Questo principio vale per il Governo che deve approntare un piano che consenta di gestire la situazione nel rispetto dei diritti umani, vale per le Regioni che hanno il dovere di accogliere gli immigrati che il governo destinerà al loro territorio e vale per l’Ue che non può pensare che gli sbarchi siano un problema solamente italiano”.
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