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Da Ginevra a Balotelli, il razzismo annacquato

di Sergio Talamo
Roma – 24 aprile 2009 – Spicca in questi giorni un doppio modo di coniugare il razzismo. A Ginevra il mondo si lacera su una grande questione del nostro tempo, l’odio religioso che alimenta l’infinito conflitto del Medioriente. In Italia discutiamo animatamente degli idioti che prendono di mira il calciatore Mario Balotelli.
 
E’ possibile che parliamo della stessa cosa? Il razzismo che nel ‘900 ha perseguitato gli ebrei, i neri d’America o i neri del Sudafrica, è lo stesso che muove le ugole degli illetterati della curva? E’ davvero sovrapponibile il campo di Dachau ad un “buuuu” di frustrazione repressa?

C’è uguale consapevolezza nel presidente iraniano che auspica la cancellazione di Israele dalla carta geografica rispetto al coatto che urla la sua rabbia ignorante al campione avversario? E il presidente Matarrese quando propone di “fermare il calcio” è un novello Nelson Mandela?

Parlare di razzismo in modo così rocambolesco non è casuale. Dietro il vagare della polemica, dall’universo fino allo stadio, c’è gran confusione su uno dei disvalori-chiave del nostro tempo. Confondere le parole, peraltro, è il modo più efficace per confondersi le opinioni.

 Un bambino, domani, andrà a scuola convinto che il razzismo sia uno delle colorite esagerazioni del tifo calcistico e non la micidiale malattia dei secoli passati, che rischia di contagiare anche questo. Come se fermare gli esaltati del calcio fosse uguale a sradicare il pregiudizio nei rapporti umani. Come se fermare un’eco potesse fermare la voce che la produce.

Mario Balotelli, dal canto suo, avrebbe già chiuso il caso. “Sanno quali sono i punti deboli del mio carattere e mi provocano”, ha detto, da ragazzo sveglio qual è. I cori che lo accompagnano, per lui, sono la tentazione da vincere, la prova da superare per consacrare i suoi 18 anni da fenomeno in erba.

Nelle teste vuote che lo fischiano non c’è razzismo, per il semplice fatto che nessun pensiero compiuto può mai trovarvi spazio. Come può essere sensato il razzismo di un “tifoso” della Juventus che fischia Balotelli ma non Trezeguet o Sissoko? E l’interista con la testa rasata che fischia solo i neri degli altri? E l’ultrà della Roma che prende mira l’interista ma sorvola su Baptista o Diamoutene, come vogliamo chiamarlo? Intollerante razzista o caricatura di un film di Verdone?

Anche sul caso Balotelli, in realtà, si perpetua l’equivoco della violenza da stadio. Si finge che i delinquenti del calcio siano estremisti politici, razzisti, no global, anarchici, sovversivi, tutte definizioni che prendono per buoni i loro slogan dementi, le loro assurdità scambiate per ideologie.

Ma se non ci fosse la partita, certa gente si sfogherebbe per strada, in casa, ovunque ci sia da menar le mani. Quando leggiamo “l’uomo che a Roma ha ucciso per un parcheggio era anche un ultrà”, ci rendiamo conto che la prossima volta un ultrà uscirà dallo stadio e ucciderà per un parcheggio?

Il razzismo, quello vero, è una visione del mondo che ispira ed indirizza le azioni di una vita intera; che a volte segna un’epoca. E’ la concezione teorizzata da Hitler e oggi ripresa da molte centrali terroristiche per cui gli ebrei sono il male del mondo, ieri perché avevano ucciso Cristo ed oggi perché hanno occupato le terre di Allah.

Il razzismo vero è quello per cui un’etnia è sempre colpevole in blocco dei delitti di alcuni, perché “i romeni sono criminali”, quelli dell’Est “sanno solo ubriacarsi”, gli arabi "sono tutti potenziali massacratori". Ci sono drammi veri dietro il vero razzismo, e non solo allegre forzature secondo cui gli spagnoli sono calienti, i tedeschi glaciali e gli italiani pizzaroli che si fanno voler bene perché…. that’s amore. 

Il razzismo, quello vero, l’Occidente di Ginevra non ha saputo riconoscerlo. E’ andato in ordine sparso lasciando di nuovo sola l’America, che da Bush a Obama su certi principi non transige. Ahmadinejad ha potuto lanciare l’ennesimo anatema contro Israele, mentre ovunque nel mondo dilaga l’odio contro qualcun altro solo perché crede in qualcos’altro.

Mentre Balotelli sta imparando a dribblare anche gli imbecilli che lo insultano, noi siamo tutti con lui. Ma se salviamo lui dai boati, avremo salvato Israele dalla bomba atomica, le donne afgane e pakistane dai talebani, i cattolici cinesi dal regime di Pechino?

Sergio Talamo

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