Inventato da Yacouba Ouattara, ivoriano in Italia. “Insegna diritti e doveri”
Roma – 2 luglio 2010 – Esiste un modo semplice e divertente per affrontare molti degli ostacoli che un immigrato trova sulla sua strada. Basta sedersi a un tavolo con qualche amico e fare una partita al Gioco del Clandestino.
Tutti contro tutti, si lanciano i dadi e su un tabellone simile a quello del gioco dell’oca inizia l’avventura tra permessi di soggiorno, lavoro da trovare, visti d’ingresso, prestiti bancari e una casa da mantenere. Insomma, seppur solo giocando, si vivono le esperienze di ogni immigrato: per chi le ha già vissute è un divertente salto nel passato, per chi le deve ancora vivere o, italiano, non le vivrà mai, è un modo per imparare cose nuove.
Ouattara, in Italia dal 16 ottobre 1992, ha avuto quest’idea dopo aver vissuto in prima persona la paura di essere rimpatriato, l’ostacolo della lingua nuova, la ricerca di un posto di lavoro, le difficoltà con i datori e soprattutto un episodio di razzismo da parte di un collega in fabbrica. Avvenimenti a volte drammatici, che la sua invenzione riesce a sdrammatizzare.
Il gioco, dice Outtara, ”è destinato a tutti quelli che sono innamorati della pace e che sono convinti della possibilità di vivere in un mondo dove le differenze possono essere superate e non siano un ostacolo per l’integrazione sociale, culturale ed economica”. Tutto in una scatola di cartone, per chi vuol imparare l’integrazione tra dadi, carte, caselle e pedine.
Marco Iorio