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D’Alema (Pd): “Riscrivere norme che regolano flussi migratori”

"Serve un contratto tra paesi dell’Ue e paesi diaspora". E’ la proposta del deputato Pd, intervenuto al World Social Forum di Dakar Roma – 9 febbraio 2011 – "Nel 2050 la popolazione attiva in Europa scenderà dagli attuali 333 milioni a poco più di 240 e per riequilibrare il rapporto tra popolazione passiva e quella attiva l’Europea avrà bisogno nei prossimi 30 anni di oltre 30 milioni di lavoratori immigrati".

Sono le previsioni di Massima D’Alema, intervenuto al workshop “Migrazione: chiave per lo sviluppo globale” che si è svolto al World Social Forum di Dakar  in Senegal.

Secondo il deputato del Partito Democratico, appare oggi indispensabile riscrivere le norme che regolano i flussi migratori tra i Paesi di partenza dell’emigrazione e quelli di arrivo nell’Unione Europea “riconoscendo reali diritti agli emigrati, con il conseguente impegno a rispettare le leggi delle nazioni di accoglienza”. Il tutto deve essere svolto nella considerazione che nei prossimi anni sarà sempre più pressante il fabbisogno di manodopera dell’Europa ma allo stesso tempo sarà  un elemento di sviluppo per le  nazioni di emigrazione.

D’Alema ha previsto che, in base al crescente aumento dell’immigrazione, sarà “necessario realizzare adeguate politiche che favoriscano l’integrazione, soprattutto con la cultura musulmana". Per questo motivo ha stato suggerito un "contratto" tra Paesi di accoglienza e quelli di partenza fondato su principi progressisti, un contratto che "comprenda diritti e doveri" ben chiari per i migranti.

Sul fronte dei diritti, invece, si è auspicato al "riconoscimento della cittadinanza agli immigrati, per concedere una piena adesione ai diritti sociali e civili, incluso il diritto di voto" da parte dell’Unione Europea. Allo stesso tempo gli immigrati si devono impegnare a "rispettare le leggi delle nazioni che li accolgono, incluse quelle sul trattamento delle donne" ha aggiunto D’Alema.

Alla fine del suo intervento D’Alema ha espresso anche l’auspicio di un maggior coinvolgimento dell’Unione Europea nella gestione dei flussi migratori, denunciando che negli ultimi anni “si è verificato un affidamento della lotta alla clandestinità direttamente ai paesi di emigrazione, con gravi conseguenze sul rispetto dei diritti umani.”

M.I.

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