Bruxelles – 4 marzo 2015 – Stamattina, mentre si contavano le vittime dell'ennesimo viaggio della speranza nel Mediterraneo, a Bruxelles la Commissione Europea discuteva di immigrazione. In particolare, iniziava a lavorare a quell'agenda europea che, secondo il commissario Dimitris Avramopoulos, dovrebbe “creare un' Unione Europea più sicura, più prospera e più attraente”.
“Dobbiamo fare un uso migliore e più coerente di tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, concordare priorità comuni e raccogliere più risorse a livello europeo e nazionale per raggiungere una solidarietà reale e condividere meglio la responsabilità tra gli Stati membri” ha detto il vicepresidente Frans Timmerman. E ha annunciato la nuova agenda verrà presentata il prossimo maggio.
Nella discussione di oggi, sono state identificate quattro aree di intervento. La prima è la creazione di un forte sistema comune d'asilo, che elimini le differenze ancora esistenti tra i diversi Paesi membri. La Commissione vuole approfondire a cooperazione coni Paesi terzi “per affrontare le cause prime della migrazione” e per distribuire il carico dell'accoglienza punta a un utilizzo più diffusi di strumenti come la “relocation” il “resettlement”, cioè il trasferimento di rifugiati da un Paese europeo all'altro o da un paese extraeuropeo nell'Ue.
Nell'agenda entra anche una nuova politica europea della migrazione legale. L'Ue deve combattere la disoccupazione, ma anche essere capace di attrarre dall'estero i talenti di cui ha bisogno per essere competitiva a livello globale. Di qui l'intenzione di una revisione della direttiva sulla Blue Card, il “super permesso di soggiorno” accompagnato da diverse agevolazioni destinato ai lavoratori stranieri più qualificati.
Parallelamente, bisogna lottare più duramente contro l'immigrazione irregolare e i trafficanti di uomini. Secondo Frontex, nel 2014 ci sono stati 278 mila ingressi irregolari, il doppio rispetto al 2011. La Commissione sta lavorando a un pacchetto di interventi contro il traffico di esseri umani e strumenti per agire “in Paesi e su rotte prioritari, in stretta collaborazione con i Paesi terzi, anche tramite gli accordi di riammissione e i quadri di cooperazione vigenti (ad esempio i processi di Rabat, di Khartoum o di Budapest)".
Infine, riguardo alla sorveglianza dei confini esterni dell'Ue, bisognerà discutere se e in che misura l'agenzia Ue per le frontiere Frontex abbia bisogno di un budget maggiore, di più mezzi e di più uomini. La Commissione indica la strada: “Dobbiamo ottenere più risorse dagli Stati membri conclude se davvero vogliamo rafforzare il lavoro di Frontex e far entrare in azione squadre europee di polizia di frontiera”.