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Ddl sicurezza: “invisibili” i figli degli irregolari

L’Asgi: “Non potranno essere registrarti all’anagrafe o riconosciuti dai genitori”. L’articolo 45: permesso di soggiorno per gli atti di stato civile

Roma – 12 marzo 2009 – Se non verrà modificato alla Camera, il ddl sicurezza farà “sparire” i figli degli immigrati clandestini.

L’allarme, lanciato dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, nasce da una norma del ddl (art. 45, comma 1, lett. F) passata finora un po’ in sordina, che introduce l’obbligo di esibire il permesso di soggiorno per gli atti stato civile. “L’ufficiale dello stato civile – denuncia l’Asgi – non potrà dunque ricevere la dichiarazione di nascita né di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno”.

La norma sarebbe incostituzionale, perché non protegge la maternità e il minore, privando inoltre quest’ultimo della capacità giuridica e del nome. Inoltre, il testo violerebbe le convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia, secondo le quali ogni bambino deve essere registrato immediatamente dopo la nascita ed avere un nome.

Al di là delle storture giuridiche, l’Asgi denuncia le conseguenza gravissime che la nuova norma avrebbe sui bambini, “invisibili e senza identità”.

“In mancanza di un documento da cui risulti il rapporto di filiazione, molti di questi bambini non potranno acquisire la cittadinanza dei genitori e diventeranno dunque apolidi di fatto" si legge in un appello ai deputati. "Per tutta la vita incontreranno ostacoli nel rapportarsi con qualsiasi istituzione, inclusa la scuola. Proprio a causa della loro invisibilità, saranno assai più facilmente vittime di abusi, di sfruttamento e della tratta di esseri umani”.

Inoltre, “vi è il forte rischio che i bambini nati in ospedale non vengano consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno, essendo a quest’ultimi impedito il riconoscimento del figlio, e che in tali casi venga aperto un procedimento per la dichiarazione dello stato d’abbandono”. Probabile, infine, “che molte donne prive di permesso di soggiorno, temendo che il figlio venga loro tolto, decidano di non partorire in ospedale”.

EP

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