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Denunce negi ospedali? I medici: “Non siamo spie”

Appello di associazioni e organismi di categoria contro l’emendamento anti-clandestini del Carroccio

Roma – 28 gennaio 2008 – In vista del voto del Senato sul ddl sicurezza, gli operatori sanitari italiani fanno sentire di nuovo la loro voce contro la denuncia degli stranieri senza permesso di soggiorno che si curano in ospedali e pronto soccorso.

“Siamo medici e infermieri, non siamo spie”  è l’appello lanciato oggi da Medici Senza Frontiere, Società Italiana di Medicina delle Migrazioni Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e  Osservatorio Italiano sulla Salute Globale. L’obiettivo è difendere l’articolo 35 del Testo Unico dell’Immigrazione, secondo il quale “l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.

Un emendamento della Lega al ddl sicurezza vuole sopprimere questo passaggio, ma secondo chi lavora ogni giorno per la salute pubblica questo creerebbe in chi non ha il permesso “una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l’accesso alle strutture sanitarie”. Con quali effetti? “Una pericolosa marginalizzazione sanitaria” e un aumento dei “fattori di rischio per la salute collettiva”.

Immaginiamo un clandestino malato. Quando deciderà di andare in ospedale se sa che questo potrebbe costargli un’espulsione? Probabilmente quando ormai sarà troppo tardi. E intanto, se ha una malattia infettiva, quante altre persone saranno esposte al contagio?La paura di una denuncia terrà lontano dagli ospedali anche le donne in attesa, che rischieranno così di finire in pericolosissimi circuiti “paralleli” che non possono certo offrire le garanzie della sanità pubblica.

Queste preoccupazioni sono condivise da tutti gli ordini professionali impegnati negli ospedali (medici, infermieri, ostetriche e assistenti sociali) e l’appello ha già raccolto una cinquantina di adesioni tra associazioni e rappresentanti della società civile.

"Uno dei principi fondamentali che riguardano la salute come bene collettivo è fondato sul libero accesso alle cure e quindi ogni misura o provvedimento che possa limitare tale libertà rischia di tradursi in un boomerang per la tutela della salute collettiva" scrive oggi Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, in una lettera inviata ai promotori dell’appello.

“Come in guerra, anche in quella più sanguinosa – riflette Bianco – un briciolo di ragione si traduce in ‘corridoi umanitari’ per consentire l’elementare esercizio della solidarietà e della vicinanza ai più fragili, allo stesso modo riteniamo che in una comunità moderna e civile (e in pace) l’accesso alle cure debba costituire ovunque e sempre un’area protetta di solidarietà e umanità”.

EP

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