Tantissime detenzioni lampo, spesso impossibili le misure alternative. Il sovrintendente Pagano: "San Vittore è un enorme Cpt". Milano – 21 luglio 2008 – Se nel totale delle carceri italiane gli stranieri sono il 36% dei detenuti (20mila su 55mila), quando si restringe lo sguardo ai penitenziari del Nord Italia si scopre che toccano ormai il 70%.
Il dato è stato pubblicato oggi dal Corriere della Sera. Nel quadro generale del sovraffollamento delle carceri italiane (siamo poco lontani dal picco che due anni “costrinse” il Parlamento a varare l’indulto), gli stranieri pongono nuove sfide all’amministrazione penitenziaria, soprattutto sul piano della “rieducazione del condannato” che la Costituzione pone alla base della detenzione.
Secondo il quotidiano, tra gli immigrati sono sempre più frequenti gli arresti per piccoli reati, processati per direttissima, che prevedono detenzioni brevissime. Tra gennaio e giugno 2008, ad esempio, sono entrati in carcere 9mila stranieri, ma l’85% di loro c’è rimasta meno di 7 giorni
“Occorre chiedersi – suggerisce una relazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – se una permanenza così breve per un numero così alto di detenuti soddisfi le esigenze processuali e quelle di difesa sociale sottese all’applicazione delle misure cautelari, in considerazione, anche, dell’assenza di una procedura di espulsione”.
Complice una procedura complicata e costi molto alti i rimpatri di detenuti stranieri sono infatti pochissimi rispetto al dato di quanti affollano le carceri. Appena 282 nel 2007, 158 da gennaio a maggio 2008.
E così, Luigi Pagano, provveditore regionale per le carceri lombarde, arriva a dire che “ormai san Vittore è diventato una specie di grande Cpt. Oggi il 75% dei reclusi non è italiano, e nelle carceri lombarde siamo al 50-60%”.
Il Corsera sottolinea anche che, nella maggior parte dei casi, si tratta di detenuti in attesa di giudizio. Tra gli stranieri in cella a giugno, ad esempio, il 65% aspettavano ancora una sentenza definitiva, mentre per tra gli italiani gli imputati sono poco di più dei condannati.
Mandarli ai domiciliari? Spesso non è possibile. Come spiega Pagano, “è facile che un extracomunitario in custodia cautelare non sia in possesso di documenti utili a dimostrare che ha un alloggio. Quindi non otterrà misure alternative alla detenzione perché il magistrato non sa dove mandarlo”.
La deputata del Pdl Isabella Bertolini definisce questi dati “preoccupanti” e propone “almeno tre le strategie da attuare”: “lotta senza quartiere all’immigrazione clandestina”; “costruzione di nuove carceri”, “gli stranieri condannati devono essere rimpatriati e scontare la pena nel loro Paese di origine”.