Roma, 2 gennaio 2013 – Dai respingimenti in Libia fino ad arrivare alla situazione dei Rom. Anche l'Italia è passata sotto la lente d'ingrandimento di Amnesty International sui diritti umani in occasione del Rapporto annuale 2012.
Amnesty ripercorre tutte le tappe che hanno caratterizzato il cammino dell'organizzazione nel 2012 nei confronti del nostro Paese. Il 19 gennaio Amnesty ha scritto al presidente del Consiglio Mario Monti in occasione della visita in Libia chiedendo di ''prendere in considerazione una serie di raccomandazioni relative alla situazione dei diritti umani in Libia e alla tutela dei diritti umani dei migranti e dei richiedenti asilo''. Amnesty International ha richiesto al governo italiano di ''desistere dal condurre qualsiasi operazione di respingimento, mettere da parte il Memorandum d'intesa sul 'controllo delle migrazioni', firmato col Consiglio nazionale di transizione il 17 giugno 2011, e assicurare che ogni forma di cooperazione sia trasparente e subordinata all'impegno e alla capacita' delle due parti di rispettare appieno i diritti umani di richiedenti asilo, rifugiati e migranti, e che sia coerente con il diritto internazionale dei diritti umani e con il diritto internazionale dei rifugiati''.
Sul caso dei respingimenti in Libia, il 23 febbraio 2012, Amnesty International ha giudicato una ''una pietra miliare'' la sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti umani nel caso Hirsi Jamaa e altri contro Italia. Il caso riguardava 11 cittadini somali e 13 cittadini eritrei che facevano parte di un gruppo di circa 200 persone intercettate in mare dalle autorita' italiane e respinte in Libia, senza che fosse stata valutata la loro necessita' di protezione internazionale. La sentenza si pone come ''un argine di fronte alla disponibilita' dell'Italia a cooperare con un governo che era conosciuto per la violazione sistematica dei diritti umani. Respingere migranti e richiedenti asilo in Libia, nonostante fossero ampiamente conosciuti i rischi cui sarebbero andati incontro, e' stata una politica priva di scrupoli''.
Anche la 'questione Rom' ha chiamato in causa l'intervento di Amnesty che, lo scorso 10 maggio, si e' detta ''preoccupata per le notizie relative a tentativi di compiere attacchi razzisti a Pescara e nei suoi dintorni, a seguito dell'uccisione di Domenico Rigante, avvenuta il primo maggio e della quale e' sospettato un cittadino italiano di etnia rom''.
Amnesty International ha sollecitato le autorita' italiane a ''prendere tutte le misure necessarie per proteggere le comunita' rom da intimidazioni e attacchi, a condannare pubblicamente la violenza razzista e l'incitamento alla violenza razzista e all'odio razziale, ad avviare immediate e approfondite indagini su atti di intimidazione e di violenza di stampo razzista e a garantire che gli autori di tali azioni saranno sottoposti a procedimenti sulla base di leggi contemplanti pene commisurate alla gravita' dei crimini commessi''.