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Richiedenti asilo. “Trecento euro per presentare ricorso. Chi può pagare?”

Appello di un gruppo di legali per l’esenzione: “Così si nega un diritto”.  Hein (Cir): “Garantire gratuito patrocinio. Ma i ricorsi siano fondati”

 

Roma – 27 ottobre 2011 – L’aumento degli sbarchi in seguito alle rivoluzioni nordafricane e alla guerra in Libia ha fatto raddoppiare le domande di asilo in Italia. Ognuna di queste viene esaminata da una commissione territoriale, ma in caso di bocciatura il richiedente asilo può presentare ricorso in Tribunale.

Fin qui la teoria. In pratica, presentare ricorso è sempre più difficile perché comporta spese che pochi richiedenti asilo possono affrontare e sempre meno avvocati sono disposti ad anticiparle. “Questo mette seriamente a rischio un diritto sancito dalla legge” denuncia l’avvocato Costantino Nardella, dell’Arci di Foggia.

Nardella, insieme ai colleghi Emanuele Maglia e Pietro di Carlo, ha lanciato un appello al ministero della Giustizia per non far pagare ai richiedenti asilo tasse e imposte sui ricorsi contro le decisione delle commissioni territoriali. “È un’esenzione che già esiste per i ricorsi in materia di immigrazione,  come ad esempio quelli contro le espulsioni” precisa a Stranieriinitalia.it.

Il problema si pone anche perché non tutti i richiedenti asilo senza soldi hanno diritto al gratuito patrocinio. Sono infatti i consigli dell’ordine degli avvocati a valutare, caso per caso, anche alla luce della fondatezza del ricorso, se ammetterli o no a questa agevolazione. “Con l’aumento dei ricorsi – spiega l’avvocato foggiano  – i consigli sono diventati più restrittivi. E tra l’altro valutano il ricorso nella fase iniziale, quando  magari mancano molti documenti”.

Succede così che gli avvocati si trovino di fronte potenziali clienti che difficilmente potranno pagarli e per i quali devono anticipare tutte le spese senza sapere se verranno mai remunerati. “Molti colleghi si rifiutano di assistere queste persone, e ultimamente succede sempre più spesso” ammette Nardella.

A peggiorare notevolmente la situazione è arrivato, da qualche settimana, il decreto legislativo che ha semplificato i procedimenti civili. Tra i suoi effetti c’è stato infatti anche l’innalzamento da settantotto a duecentoventicinque euro del contributo da versare se si presenta ricorso contro la decisione della commissione territoriale.

“Considerato anche marca da bollo e altre spese, solo per avviare il ricorso si spendono quasi trecento euro. Una somma troppo alta per chi è arrivato qui su un barcone e così impegnativa da scoraggiare gli avvocati a trattare molti casi di questo tipo. Per questo chiediamo l’esenzione” conclude l’avvocato.

Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati, indica il cuore del problema. “C’è troppa disomogeneità tra i diversi consigli dell’ ordine degli avvocati sul riconoscimento del gratuito patrocinio, che è invece uno strumento fondamentale per tutelare il diritto a ottenere protezione internazionale. Senza contare – aggiunge – che anche quando è accordato, gli avvocati vengono pagati con anni di ritardo”

“Bisogna garantire il gratuito patrocino a chi non ha mezzi e comunque abbassare al minimo i costi. Questo però – sottolinea Hein – non deve diventare un volano per i ricorsi, gli avvocati valutino bene la fondatezza prima di presentarli,  altrimenti  rischiamo strumentalizzazioni che penalizzano chi ha davvero diritto alla protezione internazionale”.

Elvio Pasca

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