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Diritto di voto. D’Alema (Pd): “La nostra democrazia è basata sul reddito?”

“Sembriamo città-Stato in cui la forza lavoro più umile non può andare alla urne. Eppure immigrati sostengono welfare e pensioni”

Roma – 26 ottobre 2001 – ”E’ difficile  capire che democrazia è la nostra, se i cittadini immigrati che rappresentano piu’ del 10 per cento della ricchezza del nostro Paese e il 12 per cento della forza lavoro non ha diritto di voto”.

Lo ha detto oggi Massimo D’Alema, presidente del Copasir ed esponente del Pd,  nel corso di un’audizione davanti alla commissione Diritti umani del Senato.

“Le nostre – ha aggiunto –  sono democrazie che somigliano ormai piu’ a Citta’-Stato, a democrazie censitarie [dove va alle urne solo chi raggiunge un determinato  reddito n.d.r.] in cui la forza lavoro piu’ umile non gode del diritto di voto e questo altera la democrazia della rappresentanza”.

D’Alema ha poi ricordato che non permettendo agli immigrati di andare alle urne si viola anche il principio anglosassone del “no taxation without representation”. “Queste persone pagano le tasse e sono il sostegno del nostro sistema previdenziale e di welfare. Se andassero via non si pagherebbero piu’ le pensioni”

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