6 febbraio 2013 – Per il leader di Fli Gianfranco Fini, la legge sulla cittadinanza va riformata facendo diventare italiani i figli degli immigrati quando finiscono le scuole elementari. E nella legge sull’immigrazione che porta il suo nome cambierebbe solo un punto, dando più tempo a chi ha perso il lavoro per rimanere in Italia a cercarne un altro. I sei mesi della Bossi-Fini erano troppo pochi, ma non bastano neanche i dodici previsti dalla riforma del Lavoro.
Intervistato oggi da Adnkronos Confronti, Fini ha detto che “il semplice fatto che anche da sinistra si dica come io sostengo da destra da tempo che siano maturi i tempi per una nuova legge sula cittadinanza è la riprova che ci sono delle sfide nuove e servono delle risposte che non possono essere prese da un album di famiglia del secolo scorso”.
Entrando nel merito della sua proposta, si è detto contrario allo “ius soli automatico che c’è negli stati uniti: cioè nasci anche casualmente qui e diventi cittadino. Anche in american ne stano discutendo. Io sono dell’idea di uno ius soli temperato. Se nasci in Italia o ci arrivi piccolissimo – ha spiegato – se sei stabilente residente in Italia per un arco di tempo, dopo il primo ciclo scolastico, al compimento di dieci o undici anni, no devi aspettare i diciotto o i venti anni per diventare italiano”.
“Anche perché – ha sottolineato il leader di Fli – quei ragazzini a undici anni sono perfettamente integrati, parlano il dialetto, non soltanto la lingua, fanno il tifo per le nostre squadre di calcio. Guai se hanno l’impressione di essere diversi, se i loro compagni di scuola cominciano a dirgli: ma perché tu non sei italiano? Perché sei nero? Perchè sei cinese? Perchè sei musulmano? Si crea una condizione di discriminazione che è oggettivante pericolosa”.
Se potesse, chiede poi l’ intervistatore, ritirerebbe la firma dalla legge Bossi-Fini? “No, tutt’altro, però la cambierei in un punto. La legge si basa sul principio che hai un permesso di soggiorno se hai già il contratto di lavoro. Quel principio lo ritengo ancora valido, ma cambierei quella parte che dice che hai un anno, prima erano addirittura sei mesi, per trovare e un altro lavoro, altrimenti diventi illegale, te ne devi andare”.
“Va cambiato perché oggi, con la crisi economica che c’è, è chiaro che un anno è un arco di tempo troppo piccolo e poi perché rispetto a quando è stata fatta la legge oggi sono molto più numerosi gli immigrati che hanno messo in piedi una famiglia. E quindi il problema non è più solo allontanare il lavoratore che ha perso il posto, ma che succede della moglie e dei figli? Su questo punto la legge andrebbe corretta”.