Il permesso di soggiorno per attesa occupazione dovrebbe durare almeno un anno, ma a Milano il calcolo parte dal momento del licenziamento. Bove (Anolf Cisl): “Così aumenta l’irregolarità di ritorno”
Milano – 1 dicembre 2015 – Perdono il lavoro, perdono il diritto di rimanere in Italia. È la doppia mazzata che in anni di crisi economica sta colpendo tanti lavoratori stranieri.
Solo nel 2014, oltre 150 mila permessi di soggiorno sono scaduti senza essere rinnovati. In buona parte era impossibile rinnovarli perché i titolari non avevano più un reddito sufficiente. Pochi sono tornati in patria, i più sono rimasti in Italia allargando le fila degli immigrati irregolari.
La legge prevede un piccolo paracadute. Dice infatti che chi non ha più un lavoro può avere un permesso per attesa occupazione della durata di almeno un anno. Un modo per avere il tempo di trovare un altro posto. Un anno è poco? Evidentemente sì, ma a quanto pare alcune Questure riescono anche ad accorciarlo.
“Qui a Milano abbiamo sempre più casi di rigetto dei permessi. E per l’attesa occupazione si fa valere spesso una regola che penalizza ulteriormente l’immigrato: si calcola l’anno dal momento del licenziamento e non da quando è scaduto il precedente permesso per lavora” denuncia Maurizio Bove, presidente Anolf e responsabile immigrazione della Cisl di Milano.
Con questo calcolo, i permessi per attesa occupazione possono essere validi per pochi mesi, o vengono addirittura negati. Il sindacato, che denuncia anche altre interpretazioni restrittive e che a volte variano tra un commissariato e l’altro, ha già avviato diversi ricorsi.
“È un irrigidimento incomprensibile – nota Bove – che va in una direzione opposta rispetto all’integrazione. Ci si accanisce sui disoccupati e si allarga ulteriormente il bacino dell’irregolarità di ritorno”.
Immigrati regolari diventano senza alcuna colpa irregolari e quindi si mettono in attesa di un decreto flussi o di una sanatoria che potrebbe farli diventare regolari di nuovo. Quell’attesa potrebbe però durare anche anni. E intanto, l’unica fonte di reddito, non potrà che essere il lavoro nero.
Elvio Pasca