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Documenti falsi per permessi di soggiorno, sette arresti a Verona

Sgominata un’organizzazione che favoriva l’immigrazione clandestina Verona, 9 settembre 2010 – La Guardia di Finanza di Verona ha sgominato un’organizzazione che favoriva l’immigrazione clandestina attraverso la redazione di documenti falsi per ottenere permessi di soggiorno stagionali in agricoltura.

L’organizzazione, con ramificazioni in India, Pakistan e Marocco, attraverso la creazione di aziende agricole inesistenti e presentando documentazione falsa, ha ottenuto centinaia di permessi di soggiorno stagionali in agricoltura a favore di centinaia di extramunitari ai quali venivano richiesti migliaia di euro per entrare in Italia.

Sono sette le persone arrestate nell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Verona. Cinque delle sette persone arrestate sono italiane, tra il 2008 ed il 2010 hanno aiutato oltre 500 indiani, pakistani e marocchini a ricevere dallo Sportello Unico per l’immigrazione permessi stagionali senza averne i titoli. L’organizzazione, operante nel veronese e nelle province di Brescia e Bergamo, e’ stata scoperta su impulso delle indagini, partite nel 2009, partite dalla denuncia di alcuni cittadini marocchini vittime di un raggiro perpetrato da propri connazionali. Questi erano stati contattati in Marocco e con la promessa di ottenere un regolare permesso di soggiorno in Italia, una sistemazione e un regolare posto di lavoro, pagavano ai connazionali tra 7 e 9 mila euro.

Entrati nel Paese regolarmente muniti del visto dell’autorita’ consolare italiana venivano poi abbandonati al loro destino. Gli immigrati non solo non lavoravano nelle aziende ”dichiarate” richiedenti il loro ingresso, ma dopo essere stati alloggiati per pochi giorni in due diverse abitazioni in affitto a Cerea e Casaleone venivano costretti ad andarsene.Le aziende agricole, presso le quali era stato dichiarato avrebbero lavorato erano di fatto inesistenti oppure all’oscuro della vicenda.

Gli extracomunitari che giungevano in Italia erano in regola per sei mesi ma una volta scaduti i permessi non vi era la possibilita’ di rinnovarli come previsto per ulteriori tre mesi e, di fatto, divenivano clandestini sul territorio nazionale. I soggetti italiani, a capo dell’organizzazione, si avvalevano di intermediari di diverse nazionalita’, in particolare pakistani, indiani e marocchini. Questi a loro volta avevano dei referenti nei paesi di origine che si occupavano di reclutare gli interessati a trasferirsi in Italia, oltre a riscuotere i pagamenti.

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