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Don Ciotti (Libera): “Più morti nel Mediterraneo che nelle guerre di mafia”

Duemila persone hanno ricordato a Lampedusa i migranti vittime dei trafficanti di uomini. “L’isola torni porto sicuro, ma l’Europa deve fare la sua parte”

Roma – 23 marzo 2012 – Oltre 2.000 persone, compresi 800 bambini, hanno sfilato ieri a Lampedusa  in occasione della XVII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie promossa da Libera e Avviso Pubblico.

Il lungo corteo ha attraversato le vie del paese ed è arrivato al monumento “Porta d’Europa”, dedicato ai migranti, per ricordare anche tutte le persone in fuga da guerre e carestie uccisi dalle mafie internazionali che organizzano i trasferimenti in Europa. “Vittime innocenti che giacciono –hanno spiegato i promotori dell’iniziativa – ancora senza giustizia nel fondo del Mediterraneo”.

“Le organizzazioni criminali nel Mediterraneo hanno fatto più vittime delle guerre di mafie. Diciamo basta ai venditori di illusioni, chiediamo speranza e concretezza. Quella speranza che ha il volto degli esclusi, il volto dei poveri, il volto di quelle persone vittime delle false promesse. La politica faccia la sua parte fino in fondo, qualcosa si sta facendo ma bisogna fare di più, perché se la politica non si occupa delle storie delle persone non è politica” ha detto il presidente di Libera, don Luigi Ciotti.

Lampedusa è stata dichiarata “porto non sicuro” e questo, secondo Ciotti, è uno “stragemma vergognoso”. “Speriamo – ha spiegato a CorriereTV – che nei fatti, nella concretezza venga tolto questo meccanismo. Qui c’è un porto sicuro, è proprio la generosità la tensione e il cuore della gente. Bisogna però creare le condizioni perché non vengano penalizzata l’isola, il turismo. Bisogna creare uno strumento per approdare qui, ma per poi approdare oltre”.

Il presidente di Libera ritiene anche che vada riaperto il centro di accoglienza dell’isola,”ma a condizione che sia veramente un momento transitorio e che la corresponsabilità se la carichino anche altre realtà,  soprattutto l’Europa, perché questa è la sua porta. L’Europa deve fare la sua parte per creare le condizioni che chi fugge dalla disperazione, dalla fame, da situazioni di miseria e povertà possa trovare accoglienza, ma anche libertà e dignità”.

 

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