Menu

Il portale dell'immigrazione e degli immigrati in Italia

in

Donne migranti e violenza di genere: la sfida dell’inclusione e dell’autodeterminazione

Roma, 5 dicembre 2024 – Il fenomeno migratorio globale, che coinvolge milioni di persone, vede le donne rappresentare circa la metà dei migranti. Eppure, il loro ruolo e le loro esperienze continuano a essere marginalizzati, intrappolati in narrative che le relegano a ruoli passivi e dipendenti. Questa dinamica è stata al centro del progetto di ricerca “L’intersezionalità nelle storie di vita delle donne migranti: caso italiano e caso spagnolo a confronto”, di Eleonora Cornacchia, premiato nell’ambito dell’VIII Edizione del Premio Valeria Solesin.

Donne migranti, l’internazionalità come chiave di lettura

La ricerca, guidata dal professor Marco Omizzolo dell’Università Sapienza di Roma, ha esplorato l’intersezione tra il fenomeno migratorio e la violenza di genere, mettendo in luce come queste donne siano spesso vittime di discriminazioni multiple, legate non solo al genere, ma anche alla loro condizione di migranti e alle loro origini etniche o sociali. Il progetto ha adottato il quadro teorico dell’intersezionalità per analizzare le esperienze delle donne migranti in Italia e Spagna. Questo approccio considera come i vari aspetti dell’identità personale e sociale – come genere, classe, etnia e status migratorio – si intreccino per creare forme uniche di discriminazione e vulnerabilità. Attraverso interviste in profondità condotte in collaborazione con associazioni come Hèlia a Barcellona e centri antiviolenza a Roma, è stato possibile raccogliere testimonianze di resilienza e sfida. Le donne migranti non sono solo spettatrici del proprio percorso migratorio, ma protagoniste che affrontano enormi ostacoli, inclusi sfruttamento e violenze, anche nei centri di accoglienza.

Come riportato da Articolo 21, la ricerca ha denunciato le carenze del sistema di accoglienza europeo, caratterizzato da una logica emergenziale e securitaria. In molti casi, le strutture di accoglienza si concentrano sulla gestione e sul controllo, trascurando le esigenze specifiche delle donne vittime di violenza di genere. Questi spazi, spesso sovraffollati e rigidamente regolati, non considerano le esperienze traumatiche come parte integrante del percorso migratorio femminile. Tale approccio spinge molte donne a interiorizzare la violenza subita come un aspetto inevitabile del loro viaggio, ritardando o impedendo l’elaborazione del trauma. Inoltre, i centri antiviolenza stessi, secondo la ricerca, devono evolversi per integrare un approccio intersezionale che tenga conto della complessità delle esperienze delle donne migranti.

La ricerca suggerisce un cambio di paradigma nel trattamento del fenomeno migratorio, da una visione emergenziale a una strutturale, che riconosca il ruolo delle migrazioni nella società. Questo approccio favorirebbe politiche di accoglienza più inclusive e interventi più mirati nei centri antiviolenza, promuovendo l’autodeterminazione delle donne migranti e offrendo loro percorsi di reale inclusione sociale. Riconoscere la complessità delle esperienze migratorie femminili non è solo una questione di giustizia sociale, ma un passo fondamentale per costruire società più inclusive e capaci di valorizzare il talento e la resilienza di queste donne. Questo studio, quindi, rappresenta un punto di partenza per ripensare i modelli di accoglienza e integrazione, garantendo non solo protezione immediata, ma anche opportunità per un futuro autodeterminato e dignitoso per tutte le donne migranti.

>> Tutte le notizie di Stranieri in Italia

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]
Exit mobile version