Roma 23 aprile 2013 – ''Siamo abituati a sentire insulti in campo ma i cori razzisti sono inaccettabili''.
Lo ha detto oggi il calciatore del Milan Stephan El Shaarawy, testimoniando a Busto Arsizio (Varese) nel processo ai sei tifosi della Pro Patria accusati dei cori razzisti durante l'amichevole con il Milan dello scorso gennaio. Per protestare contro quegli insulti, rivolti soprattutto a Kevin-Prince Boateng, i rossoneri abbandonarono il campo.
El Shaarawy ha confermato che gli insulti (un verso ''simile a quello di una scimmia'') erano rivolti contro i calciatori di colore ''ogni volta che toccavano palla''. ''I miei compagni si sono sentiti molto offesi e non avevano più intenzione di continuare, tutta la squadra era amareggiata''.
Il calciatore ha negato di aver sentito insulti nei suoi confronti, come invece hanno raccontato alcuni dei tifosi. E ha confermato che i supporter hanno rivolto cori anche contro Melissa Satta, la fidanzata di Boateng. ''Questo succede spesso – ha concluso – quello che non e' normale sono gli insulti razzisti''.
Sul tema è intervenuto oggi anche il presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta: "C'è un impegno a tutti i livelli che parte dalle grandi istituzioni del calcio e che arriva alle societa'. Il lavoro e' costante e vede coinvolti senza riserve tutti i club" ha assicurato intervenendo come ospite su Sky Sport 24.
Secondo Beretta serve però “un salto di qualità nel sistema sanzionatorio, bisogna colpire in maniera severa e decisa i singoli responsabili. Troppo spesso – ha spiegato – questi cori razzisti ricadono in un eccesso di responsabilità oggettiva e spesso abbiamo piccole minoranze possono usare questi atteggiamenti razzisti come forma di ricatto nei confronti della società e che sono tutte fortemente impegnate contro questi fenomeni”.