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Elezioni Moldova. Il Partito comunista vince ancora

Ma resta il problema presentatosi in aprile: in Parlamento manca la maggioranza assoluta necessaria per eleggere il nuovo presidente

Roma – 30 luglio 2009 – Il Partito comunista resta il primo partito in Moldova, ma perde la maggioranza in parlamento e si allontana dal quorum dei 61 seggi necessario per l’elezione del nuovo presidente. Con lo spoglio delle schede deposte ieri arrivato al 97%, secondo il Comitato elettorale di Chisinau – riferisce Ria Novosti – i comunisti raccolgono il 45,1% dei voti, ovvero 48 mandati parlamentari. Il partito Liberal-democratico ottiene il 16,34% delle preferenze, quindi 17 seggi, mentre il partito Liberale si attesta al 14,4%, con 15 seggi, e il partito Democratico è al 12,5%, con 13 seggi. La coalizione Nostra Moldova ottiene infine otto seggi, con un 7,4% di voti. Mentre l’affluenza è stata del 58,8% degli aventi diritto.

Il quadro si prospetta instabile. I Comunisti, temendo un arretramento, nei giorni scorsi avevano aperto alla possibilità di formare una coalizione con altri partiti. Tre, tuttavia, hanno subito rifiutato. L’unica porta socchiusa sembra quella del Partito democratico, dove l’ex presidente del parlamento Marian Lupu, passato all’opposizione, non esclude un’alleanza con i comunisti, ma solo nel quadro di una grande coalizione. Le elezioni legislative di ieri sono state convocate anticipatamente – dopo quelle contestate dello scorso aprile, che hanno portato in piazza violenti disordini – perchè il parlamento non è riuscito ad eleggere il nuovo presidente.

Il Partito comunista si conferma insomma la prima formazione politica della Moldova ma resta il problema presentatosi in aprile: manca la maggioranza assoluta necessaria per eleggere il nuovo presidente. Dunque l’unico modo ad oggi prospettato per far uscire il Paese ex sovietico dall’impasse politica sarebbe una larga coalizione fra comunisti e forze di opposizione. Visto che le quattro forze di opposizione che hanno superato lo sbarramento del 5% entrando in parlamento, anche messe insieme, non dispongono di un numero sufficiente di seggi per consentire l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. D’altro canto un successore del vecchio dovrà in qualche modo essere eletto perché Vladimir Voronin, dopo due mandati non può più ricandidarsi.

Antonia Ilinova

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