Il sottosegretario agli Esteri: “Italia ha fatto la sua parte, non l’Ue. Nessuna prova che li abbiamo respinti noi”
Roma – 7 luglio 2010 – Si avvia a una soluzione il caso degli eritrei imprigionati nel sud della Libia.
Il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, in una audizione alla Commissione esteri del Senato, ha assicurato oggi che ”è stato raggiunto un accordo per la liberazione e la residenza in cambio di lavoro", "l’accordo e’ stato firmato con il ministero del lavoro libico e consentira’ di uscire a tutti gli eritrei rinchiusi a Braq".
"Secondo quanto riferito dalla nostra ambasciata a Tripoli – ha spiegato ancora Craxi – oltre meta’ degli eritrei ha già’ compilato moduli per l’identificazione indispensabile per ottenere offerte di lavoro e in questo modo evitare rischi di rimpatri".
“Il governo italiano non si e’ mai sottratto all’opera di sensibilizzazione nei confronti delle autorità libiche sulla questione dei diritti umani", ha aggiunto il sottosegretario, lamentando però che "la vicenda dei cittadini eritrei non può essere risolta solo dall’Italia, deve esserci una posizione dell’Ue". ”Non c’e’, allo stato, nessuna prova – ha sottolineato Craxi – che questi cittadini eritrei facessero parte di respingimenti”