Interrogazione radicale sulla ghanese identificata dopo un aborto a Treviso. Poretti: "È un grave precedente"
Roma – 19 settembre 2008 – Arriva in Parlamento il caso della giovane ghanese senza permesso di soggiorno identificata ed espulsa dopo un’interruzione di gravidanza in un ospedale a Treviso.
Quell’espulsione non quadra. Il testo unico sull’immigrazione prevede infatti che l’accesso alle strutture sanitarie da parte di chi non è in regola con le norme sul soggiorno “non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità” a meno che non sia obbligatorio il referto, come ad esempio per ferite da arma da fuoco.
Non si spiega quindi come mai, dopo un aborto, che non prevede l’obbligo di referto, i sanitari abbiano chiesto l’intervento della Polizia per identificare la ragazza. Il rischio è che casi simili spingano altre donne immigrate senza permesso ad abortire clandestinamente, oppure, in generale, tengano alla larga i clandestini dagli ospedali. Le conseguenze sarebbero gravissime per i diretti interessati, ma anche per chi li circonda, nel caso, ad esempio di malattie infettive.
Su queste considerazioni, i senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca hanno richiamato ieri l’attenzione del governo, con un’interrogazione ai ministri del Lavoro e dell’Interno. Chiedono “se non si ritenga urgente e opportuno adottare appositi provvedimenti al fine di garantire agli utenti delle strutture sanitarie nel territorio nazionale la non imputabilità per reati contro le leggi sull’immigrazione”.
"Quanto accaduto a Treviso è un grave precedente, e necessita di tempestivi provvedimenti” commenta la senatrice Poretti. “È necessario che anche l’Italia, così come avviene in altri Paesi, non ostacoli l’accesso degli immigrati irregolari nelle strutture sanitarie, come ad esempio negli Usa, dove e’ vietato dalla legge l’ingresso dei funzionari dell’immigrazione negli ospedali".
Ecco il testo dell’interrogazione
Elvio Pasca