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Espulsioni, la parola alla Corte di Giustizia

La Cassazione chiede l’intervento del tribunale europeo. Chiarirà se le regole italiane contrastano con quelle dell’Ue

Roma – 21 marzo 2011 – Sarà la Corte di Giustizia Europea ad occuparsi della discrepanza tra le legge italiana e le regole europee contenute nella direttiva rimpatri (2008/115 CE ), che l’Italia avrebbe dovuto recepire entro lo scorso Natale.

L’intervento del tribunale europeo è stato chiesto dalla Corte di Cassazione, chiamata ad esprimersi nel procedimento a carico di un immigrato  del Gabon, Demba Ngagne, arrestato a Torino perchè non aveva  ottemperato all’ordine di lasciare entro cinque giorni il territorio  nazionale. L’immigrato aveva già disatteso altre volte l’ordine di  allontanamento. Da qui la condanna ad otto mesi di reclusione  confermata dalla Corte d’appello di Torino lo scorso maggio.

Ora la  Cassazione su ricorso della difesa dello straniero evidenzia che  "stando al solo diritto interno", il ricorso dell’immigrato "dovrebbe  essere rigettato". La condanna "potrebbe essere annullata  soltanto se si ritenesse che le disposizioni del diritto interno,  regolanti l’espulsione mediante intimazione e le conseguenze collegate alla condotta di inottemperanza a detta intimazione, sono  incompatibili con il diritto dell’Unione europea, in particolare con  la Direttiva 2008/115 CE". 

Questioni da chiarire al più presto  (la Cassazione ha chiesto la procedura di urgenza), anche perché, scrivono i giudici " riguardano un numero elevatissimo di stranieri raggiunti da ordini di  allontanamento volontario e inadempienti", attesa la cronica  insufficienza dei centri di identificazione e di espulsione sul  territorio nazionale e la carenza di accordi di riammissione adeguati”. Questa situazione "finisce per  aggravare ulteriormente le mancanze di certezze e garanzie per la  posizione specifica dell’imputato".    

Il rinvio alla Corte di Giustizia è solo l’ultimo atto della querelle sulle espulsioni apertasi con il mancato recepimento della direttiva Ue. Questa prevede che i clandestini vanno innanzitutto invitati ad andarsene, mentre espulsione coatta e trattenimenti nei Cie dovrebbero scattare solo in casi eccezionali. Molti  giudici e procure penalisti ritengono che le regole europee siano già operative e che la legge italiana, che è in contrasto con queste, vada disapplicata.

Il governo ha annunciato da mesi un provvedimento per recepire la direttiva probabilmente limitandone l’ambito di applicazione diretta. Finora, però, non c’è niente di nuovo.

EP

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