Roma – 23 ottobre 2013 -“Gli eventi di Lampedusa devono rappresentare un punto di svolta per l'Europa, l'unico modo per evitare un'altra tragedia consiste nell'adottare un approccio coordinato basato sulla solidarietà e sulla responsabilità e sostenuto da strumenti comuni”.
È quanto si legge in una risoluzione bipartisan approvata oggi a Strasburgo dal Parlamento Europeo, nella quale i deputati invitano innanzitutto a fornire assistenza umanitaria ai sopravvissuti e chiedono all’Unione e agli Stati membri di garantire “i diritti fondamentali universali dei migranti, in particolare dei minori non accompagnati”.
Sollecitano poi un aumento del bilancio destinato all'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO) e all'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex) e chiedono al consiglio e alla Commissione Europea di valutare “la possibilità di creare una guardia costiera dell'UE e di istituire un altro ufficio operativo di Frontex nelle zone sottoposte a pressione migratoria”.
L’Europarlamento sottolinea “l'importanza della condivisione delle responsabilità in materia di asilo” e raccomanda “la creazione di un meccanismo fondato su criteri oggettivi inteso a ridurre la pressione a carico degli Stati membri che accolgono un numero più elevato, in termini assoluti o relativi, di richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale”. In quest’ottica possono rientrare progetti di ricollocazione dei beneficiari di protezione internazionale dai Paesi di sbarco ad altri Paesi membro.
Di fronte al “crescente numero di persone che rischia la vita intraprendendo pericolose traversate del Mediterraneo verso l'UE”, gli Stati membri dovrebbero adottare misure che “consentano ai richiedenti asilo di accedere in maniera sicura ed equa al sistema di asilo dell'Unione”. “L'ingresso legale nell'UE – ribadisce l’Europarlamento – è preferibile all'ingresso irregolare, il quale presenta maggiori rischi, anche con riferimento alla tratta di esseri umani e alla perdita di vite umane”.
Nella risoluzione si ricorda che “gli Stati membri hanno l'obbligo giuridico di venire in aiuto dei migranti in mare”. L'Unione e gli Stati membri dovrebbero “modificare o rivedere eventuali normative che infliggono sanzioni a coloro che prestano assistenza ai migranti in pericolo in mare”. La Commissione dovrebbe “rivedere la direttiva 2002/90/ce” sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, chiarendo che “la prestazione di assistenza umanitaria ai migranti che si trovano in pericolo in mare va considerata positivamente e non costituisce in alcun modo un'azione sanzionabile”.
C’è chi vede in questo passaggio un attacco alla legge Bossi-Fini. In realtà in Italia non è prevista alcuna sanzione per chi aiuta delle persone in pericolo in mare, anche se poi risulteranno essere dei migranti che cercavano di entrare irregolarmente in Italia. Commette invece reato, a questo punto conviene ricordarlo, chi non presta loro soccorso.
L’Europarlamento chiede anche “sanzioni penali severe” nei confronti dei trafficanti di uomini. Accompagnate da “campagne di informazione e sensibilizzazione sui rischi che corre chi mette la propria vita nelle mani di trafficanti e favoreggiatori dell'immigrazione clandestina”.
Si dovrebbe puntare “a una migliore e più efficace collaborazione tra l'Unione e i paesi terzi per impedire che tragedie come quella avvenuta al largo di Lampedusa continuino a ripetersi”.
Gli accordi sulla gestione della migrazione tra l'UE e i paesi di transito verso l'Unione devono “rappresentare una priorità “, che comprende “il finanziamento delle strutture di polizia e della formazione nell'ambito delle capacità di applicazione della legge nonché l'assistenza a tali paesi – e ai paesi di origine dei migranti – finalizzata a diversificarne e migliorarne l'economia”. I paesi terzi “rispettino il diritto internazionale per quanto riguarda il salvataggio di vite umane in mare e garantiscano la protezione dei rifugiati nonché il rispetto dei diritti fondamentali”.
Gli Stati membri vengono invitati a “rispettare il principio di non respingimento, in conformità del diritto internazionale e dell'UE in vigore” e a “porre immediatamente fine a eventuali pratiche di detenzione inappropriata e prolungata in violazione del diritto internazionale ed europeo”. I provvedimenti detentivi nei confronti dei migranti devono sempre “costituire oggetto di decisione amministrativa nonché essere debitamente giustificati e temporanei”.
Infine, l’Europarlamento “incoraggia gli Stati membri a sopperire alle necessità impellenti attraverso il reinsediamento, in aggiunta alle quote nazionali esistenti, e l'ammissione per motivi umanitari”.
Elvio Pasca