Roma – 26 marzo 2012 – Si presenta come il primo istituto di credito dedicato agli immigrati, ma intanto Extrabanca rimedia una condanna per razzismo dal Tribunale di Milano. Il suo presidente Andrea Orlandini e un altro dirigente avrebbero infatti insultato ripetutamente un dipendente italiano di origine senegalese, Cheikh Tidiane Gaye.
Gaye è stato candidato alle comunali del 2011 in una lista civica che sosteneva Pisapia. In quell’occasione, si legge nella sentenza, il presidente di Extrabanca, Andrea Orlandini, avrebbe tentato di dissuaderlo dicendogli che era come “gli zingari e i musulmani che ..vogliono rovinare Milano”, che lui e un altro dipendente di colore erano “due negri africani” che stavano “creando troppi problemi”, che “avere troppi negri non poteva giovare alla banca” e quindi era meglio assumere “una persona con un colore più chiaro”.
Non è tutto. Gaye, che aspirava a un posto manageriale, si era sentito rispondere da un altro dirigente di Extrabanca che “gli stranieri pretendono troppo, soprattutto quelli che hanno la cittadinanza …devono sapere che sono ospiti”. Inoltre, uscendo da riunioni con persone di colore, la stessa persona aveva pronunciato altre frasi a sfondo razzista prendendosela con i “negroni”, e parlando di “extracomunitari in modo dispregiativo”.
Si tratta, scrive il giudice Fabrizio Scarzella, di “molestie, o, quantomeno, di comportamenti indesiderati a sfondo razziale aventi lo scopo e, sicuramente, l’effetto di violare la dignità personale del ricorrente e delle altre persone di colore o, comunque, straniere, presenti in azienda”. Il fatto che i colpevoli ricoprono funzioni apicali, inoltre, “comprova la diretta riconducibilità delle condotte in esame all’azienda resistente”.
Il giudice ha quindi ordinato a Extrabanca “l’immediata cessazione dei comportamenti illeciti”, il pagamento delle spese legali e di un risarcimento di cinquemila euro al dipendente, assistito in giudizio dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri. L’istituto di credito dovrà inoltre affiggere presso la sua sede di Milano un comunicato che cita la sentenza e la carta dei valori dell’istituto e invita tutto il personale ad “astenersi, nei rapporti tra colleghi e nelle riunioni di lavoro, da espressioni volgari od offensive a sfondo razziale”.
Extrabanca: “Sentenza ingiusta e surreale, ricorreremo in appello”
In una nota diffusa in serata, Extrabanca definisce “del tutto ingiusto” il provvedimento del giudice e annuncia che ricorrerà in appello.
L’azienda ricorda che “ha 34 dipendenti, ben 19 dei quali sono espressione di 14 diverse comunità straniere” e dice che “un’accusa di discriminazione, per chiunque conosce la vita vissuta della Banca, è addirittura surreale tanto più che inutilmente la stessa ha chiesto che venissero ascoltati tutti i dipendenti”. “Purtroppo – si legge ancora nella nota – la vicenda è stata trattata dal Giudice in modo “sommario”, anche in ragione del rito adottato, ma manifestamente non coerente con le risultanze acquisite al giudizio”.
“Il Presidente di Extrabanca è stato accusato, per esempio, di aver scoraggiato la candidatura del dipendente alle elezioni comunali. Ebbene – sostiene l’istituto di credito – è provato da fatti oggettivi, e risulta dagli atti di causa, che il Presidente non solo gli ha dato il proprio voto, ma ne ha attivamente appoggiato la candidatura e suggerito a più persone di votarlo”.
Una circostanza, quest’ultima, che però il giudice nella sentenza definisce “irrilevante” e “non dirimente”, perchè “comunque incerta e in ogni caso inidonea ad annullare o giustificare l’illiceità delle condotte” di Orlandini e del dirigente.
Scarica la sentenza del Tribunale di Milano
Elvio Pasca