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EXTRACOMUNITARIO UCCISO: ASSASSINO, MI SENTIVO DERISO/ANSA

(ANSA) – ROMA, 8 APR – Nessun pentimento, ma la voglia di dare una spiegazione sulle motivazioni che lo hanno spinto ad ammazzare Abdul Mannan, magari non condivisibili, quelle si. Spiegare che si sentiva deriso, "non rispettato, preso in giro" e che questi comportamenti "non erano tollerabili" da parte di extracomunitari. Così ‘Giannetto di San Cesareo’ (come si è definito) al secolo Giannetto Mazza, ha risposto alle domande del pm della procura di Roma, Francesco Ciardi, che lo ha interrogato a lungo oggi a Piazzale Clodio. Il magistrato ha emesso nei confronti di Mazza, 60 anni, originario della Sardegna, un passato a tinte fosche (una condanna a 15 anni per aver ucciso un ragazzo di 18 anni a Zagarolo, vicino a San Cesareo, una pila di denunce per molestie), un fermo per omicidio volontario aggravato da futili motivi e porto abusivo di arma. Mazza si è consegnato ai carabinieri della compagnia Casilina, questa mattina. "Sono io quello che cercate", ha detto al maggiore Mauro Conte, che in collaborazione con i militari del Comando di via In Selci, aveva organizzato una vera e propria caccia all’uomo dopo l’omicidio di Abdul, ammazzato davanti ai cognati, e alla nipotina di quattro anni a Torpignattara. Giannetto di San Cesareo ha scaricato, insieme ai due colpi di pistola che hanno ucciso Abdul, che lascia due figli ed una moglie che è in Bangladesh e che non sa ancora di essere rimasta vedova, tutto il livore, l’invidia ("quelli si erano persino comprati la casa") e la frustrazione di sentirsi "in minoranza" a casa sua, unico italiano della palazzina a tre piani di via Ugo Niutta teatro della tragedia. Mazza, che è stato rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, sarà interrogato nei prossimi giorni dal gip che dovrà convalidare il fermo emesso dalla procura. Il cognato di Abdul, sotto i cui occhi il congiunto è stato ucciso, ha ricostruito gli istanti della tragedia di ieri pomeriggio, piangendo, in un italiano stentato: ‘Mazza, l’assassino – spiega – aveva gettato giù dal balcone un pezzo di legno colpendo mia moglie alla testa, che era fuori a stendere i panni. Sono corso sul balcone per difenderla, ma lui ha cominciato ad urlare e offendere. Poi è sceso giù con la pistola e ci ha minacciati. Mio cognato, Abdul, è accorso anche lui per difenderci. Mazza ha sparato prima due colpi in aria, poi ha colpito Abdul ed è scappato". Mercoledì la comunità bengalese ricorderà Abdul con una manifestazione per dire no al razzismo e all’intolleranza. (ANSA).

(8 aprile 2007)

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