Roma – 15 aprile 2014 – Dimenticate Superman, Batman, Spider-Man. Dimenticate le tutine e i mantelli. Nell’era dei social network, i supereroi non svolazzano nei cieli, non guidano bolidi iperfuturistici e non sparano ragnatele dai polsi. Combattono i cattivi rimanendo seduti davanti a un pc, come i cento “esperti qualificati” che vegliano contro il razzismo su Facebook.
È Facebook stesso a svelare la loro esistenza a Stranieriinitalia.it. Una delle rare risposte che siamo riusciti a strappare al suo ufficio stampa italiano, la Burson-Marsteller di Milano, da quando cerchiamo di farci spiegare in che modo il social network più frequentato del mondo contrasta (con scarsi risultati) il dilagare di pagine, gruppi, foto e altri contenuti razzisti.
In particolare, non riuscivamo a capire come il gruppo come “Sei un negro se” rimanesse online nonostante la nostra segnalazione. E c’era sembrato assurdo che Facebook in un primo momento ci avesse risposto che non lo oscurava perché non violava gli standard della comunità, gli stessi secondo i quali non sono consentiti “contenuti che incitano all'odio” o “la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia…”
In realtà, nel giro di pochi giorni quel gruppo era stato oscurato, probabilmente grazie alle segnalazioni di tanti lettori, che intanto erano entrati nel gruppo “Fuori il razzismo da Facebook”. Anche l’ufficio stampa ci ha avvisato del “ripensamento”: “Facebook ha provveduto alla rimozione del gruppo Sei negro se… perché viola le regole di sicurezza”. La parte interessante della mail, però, è un’altra.
“Le segnalazioni degli utenti – spiegano dalla Burson-Marsteller – arrivano e vengono gestite da un team dedicato, il Safety Team di Facebook, composto da un centinaio di esperti qualificati in ambito sicurezza dislocati nelle sedi di Dublino (Irlanda), Menlo Park (California), Austin (Texas) e Hyderabad (India) che sono attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7”.
“I membri del team – continua l’ufficio stampa di Facebook – parlano una grande varietà di lingue e questo consente loro di comprendere al meglio ogni sfumatura linguistica e culturale dei contenuti segnalati dagli utenti. Il team assegna un ordine di priorità a seconda della gravità del contenuto riportato, valuta le informazioni e agisce attraverso la rimozione qualora sia presente una violazione della policy”.
Insomma, a sentire Facebook, le segnalazioni di chi si indigna di fronte a contenuti che incitano all’odio vengono gestite da questi cento espertoni poliglotti.
Devono avere davvero i superpoteri se da soli vegliano su contenuti condivisi da 1,2 miliardi di persone. Fanno 12 milioni di persone a testa. Facendo una proporzione, è come se la sicurezza di tutti gli italiani fosse affidata ad appena cinque poliziotti. Pardon, superpoliziotti, dei Robocop in grado di lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, magari senza nemmeno prendere gli straordinari.
Affascinati dalla fantascientifica rivelazione abbiamo chiesto all’ufficio stampa: “È possibile intervistare uno degli esperti che parla italiano e che quindi gestisce le segnalazioni che arrivano dall'Italia? Quante segnalazioni per contenuti incitanti all'odio arrivano in media ogni giorno? E perchè, come ci è capitato, se a segnalare è una persona sola Facebook risponde che il contenuto non incita all'odio e se invece le segnalazioni di moltiplicano cambia idea e oscura il contenuto?”
È passato più di un mese e stiamo ancora aspettando una risposta. Forse siamo stati ingenui. Con tutto quello che hanno da fare, è difficile che i Magnifici 100 trovino tempo per le interviste.
Elvio Pasca