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False assunzioni per i permessi di soggiorno, 171 indagati

La Procura di Monza smantella una presunta associazione per delinquere guidata da un commercialista. “Sfruttavano persone deboli alla disperata ricerca di documenti per poter regolarizzare la propria posizione”

 

Milano – 20 febbraio 2017 – Sono 171 le persone indagate e undici i destinatari di misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della procura di Monza su una presunta associazione che secondo le indagini favoriva l’immigrazione irregolare creando documentazione falsa per chiedere permessi di soggiorno.

Nella rete degli investigatori di Monza sono finiti un commercialista brianzolo, titolari di ditte fittizie nelle quali assumere i cittadini stranieri e i procacciatori di clienti. Gli immigrati pagavano tra i 200 e i tremila euro per le finte assunzioni. Le indagini hanno portato a scoprire una rete di 35 ditte (alcune vere, altre fittizie) che hanno assunto più di 1.500 persone, un giro di affari che dal 2012 avrebbe fruttato all’associazione, secondo gli inquirenti, tra i 2 e i 3 milioni di euro. 

Il commercialista, un 55enne ragioniere incensurato titolare di uno studio di commercialista a Sesto San Giovanni (Milano), è stato arrestato insieme ad altre 10 persone (cinque delle quali italiane, tra cui i tre collaboratori dello studio) che sono state poste ai domiciliari. A 42 dei 171 indagati, il pm Manuela Massenz e il procuratore Luisa Zanetti della Procura di Monza, contestano il reato associativo.

Dal 2013 la Procura di Monza e’ stata inondata di segnalazioni di degli uffici immigrazione delle Questure di diverse provincie lombarde che evidenziavano pratiche sospette relative ad aziende sconosciute al Fisco, e oltre la meta’ delle 1.580 richieste di permesso di soggiorno dietro alle quali ci sarebbero stati i falsi contratti, sono state fermate in tempo.

I procacciatori e gli intermediari del ragionere incontravano i potenziali clienti nel “phone center” di un italiano a Limbiate (Monza). Il “commercialista”, che quando e’ stato arrestato in casa sua si e’ limitato a dire “chiariro’ tutto”, e’ sospettato di aver iniziato quest’attivita’ ben prima del 2007 (ma il reato e’ prescritto) utilizzando per i suoi scopi qualcosa come 828 societa’.

“Si tratta di persone che sfruttavano persone deboli alla disperata ricerca di documenti per poter regolarizzare la propria posizione” ha spiegato Massenz, sottolineando pero’ il rischio (al momento senza riscontri) “che questo sistema possa aver agevolato anche organizzazioni criminali che, ad esempio, necessitano di ‘prestanomi regolari’ a cui intestare beni e contratti”. 

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