Smantellata un’organizzazione che presentava dichiarazioni false. Nei guai anche i datori di lavoro
Roma – 10 dicembre 2009 – La Guardia di Finanza di Vicenza ha smantellato un grosso giro di false regolarizzazioni tra Vicenza, Padova, Rovigo e Milano. L’operazione “Ultima frontiera”, resa nota oggi, ha portato all’arresto di tredici persone (otto sono italiani, due marocchini, due bangladesi e un serbo), mentre altre venti (sedici italiani e quattro bangladesi) sono indagate a piede libero.
Al centro della vicenda ci sono circa 450 domande di regolarizzazione a fronte delle quali non c’era un vero rapporto di lavoro domestico. L’organizzazione criminale si era fatta pagare fino a 5mila euro da ogni cittadino straniero senza permesso di soggiorno, compilando per lui una domanda di regolarizzazione. In alcuni casi i datori di lavoro erano conniventi e intascavano fino a 1000 euro a domanda, in altri casi non ne sapevano nulla, ma i loro dati erano stati rubati da uno degli arrestati, impiegato presso una finanziaria.
Il meccanismo è già conosciuto, perché è saltato fuori anche in altre indagini nel resto d’Italia. La regolarizzazione, che con tutti i paletti imposti dal governo era aperta solo a una ristretta fetta di clandestini, ha visto nascere anche un fiorente mercato nero: da un lato migliaia di persone in cerca di un permesso, dall’altro una pletora di truffatori, datori di lavoro e sedicenti intermediari che offrivano le domande a peso d’oro.
Il giro di affari ipotizzato dagli inquirenti dell’operazione “Ultima frontiera”è di circa due milioni di euro. Tra le accuse contestate agli arrestati ci sono associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, truffa, false dichiarazioni e violazione della privacy. I finti datori di lavoro conniventi sono invece accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
EP