Roma – 19 luglio 2012 – Anche i cittadini extracomunitari titolari di un permesso Ce per lungo soggiornanti, la cosiddetta “carta di soggiorno”, hanno diritto all’assegno inps per nuclei familiari numerosi rilasciato dai Comuni. Vanno infatti equiparati ai cittadini italiani e comunitari.
Lo ha ribadito il giudice del lavoro del Tribunale di Milano, accogliendo con due ordinanze depositate il 16 luglio i ricorsi anti-discriminazione presentati contro il Comune e contro l’Inps dalle associazioni Asgi e Avvocati per Niente Onlus e da due immigrati ai quali era stato negato il contributo. Ora potranno incassare l’assegno di 135 euro al mese, mentre l’amministrazione di Milano e l’inps dovranno dare “adeguata pubblicità” sui loro siti alla sentenza.
“Il giudice ha affermato la titolarità dei cittadini di Paesi terzi lungo soggiornanti in Italia del diritto a beneficiare dell’assegno INPS in virtù della clausola di parità di trattamento con i cittadini nazionali in materia di prestazioni sociali e di assistenza sociale contenuta nell’art. 11 c. 1 e 4 della direttiva europea n. 2003/109/CE” commenta Walter Citti, consulente legale del servizio antidiscriminazioni dell’Asgi. Recependo la direttiva, si sottolinea inoltre nelle ordinanze, “il legislatore italiano non si è avvalso della deroga al principio di parità di trattamento prevista per le prestazioni sociali di natura non essenziale”.
Altro aspetto importante, segnala l’esperto, è che il giudice ha riconosciuto una “discriminazione collettiva”, che ha legittimato l’intervento in causa di Asgi e Avvocati per Niente Onlus. Questo perché “tutte le comunicazioni ufficiali e le circolari dell’INPS, nonché i siti web e prospetti informativi del Comune di Milano e dell’INPS continuano a menzionare la cittadinanza italiana o comunitaria quale requisito e condizione per accedere al beneficio dell’assegno per i nuclei familiari numerosi”.
Alle stesse conclusioni del tribunale di Milano erano arrivati, in passato, anche i tribunali di Gorizia, di Padova e di Roma. Eppure Inps e Comuni ancora non cambiano rotta, costringendo gli immigrati a rivolgersi ai giudici per far valere i loro diritti.
EP