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Fini: “Gli immigrati? Ne abbiamo bisogno”

Il presidente della Camera parla di immigrazione e diritto d’asilo: "Anche i clandestini sono prima di tutto persone"

Madrid – 30 giugno 2009 – "Nelle nostre case in Italia è ormai impossibile trovare un’italiana che assista gli anziani o che lavori come cameriera. Sono fatti oggettivi che rendono indispensabile una politica dell’immigrazione che si basi su due pilastri: aiutare i paesi di partenza a progredire, da una parte, e, dall’altra, cercare di assorbire con parità di diritti e doveri tutti quegli stranieri disponibili o costretti a lasciare la propria patria e di cui abbiamo drammaticamente bisogno. È anche nel nostro interesse".

Lo sostiene il presidente della Camera Gianfranco Fini nel corso del forum organizzato presso la redazione del quotidiano ‘El Mundo’, durante la visita in Spagna della terza carica dello Stato.

"È necessario – prosegue Fini – distinguere tra l’immigrazione regolare e quella clandestina; tuttavia anche per gli irregolari vale il principio base della nostra cultura occidentale: sono prima uomini e poi immigrati". E a questo proposito il presidente della Camera cita anche la misura contenuta nel ddl sicurezza relativa alla facoltà dei medici dei pronto soccorso di denunciare il clandestino. Per Fini "non è accettabile che venga messa in secondo piano la dignità della persona rispetto alla legalità o meno del proprio status. Investire oggi sulle politiche per l’immigrazione significa avere un vantaggio domani rispetto a quella che si annuncia come una invasione biblica".

Quanto ai richiedenti asilo, Fini avverte che "è assolutamente indispensabile distinguere tra chi chiede asilo politico" e gli altri. "I rifugiati non possono essere automaticamente equiparati ai clandestini. La equiparazione farebbe venire meno la dignità della persona umana". "Un rigoroso controllo – prosegue – deve esserci per quanto riguarda la sussistenza dei requisiti. Tuttavia, sarebbe immorale dire subito ‘sei clandestino e ti rimando nel tuo paese’ in alcuni casi sarebbe come condannare quelle persone a morte".

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