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Fini: “No a reato di clandestinità”

"Più tempo per cercare lavoro". Gasparri: "Reato è norma di destra e ne siamo orgogliosi"

Roma – 29 aprile 2010 – Che lo scontro interno al Pdl tra Finiani e Berluscones passa pure per l’immigrazione lo si è capito giovedì scorso. Dal palco della direzione nazionale del partito, Fini ha denunciato una deriva "leghista" sulle politiche per gli immigrati, Berlusconi ha ribattuto che la Lega ha solo copiato le posizioni di Alleanza Nazionale.

Ieri un nuovo duello a distanza tra il presidente della Camera e uno dei suoi ex colonnelli, Maurizio Gasparri.

Ospite a Porta a Porta, Fini ha difeso la legge sull’immigrazione, che porta il suo nome insieme a quello di Bossi: "La rifarei al cento per cento". Ritoccando poi subito al ribasso quella percentuale perché, ha ammesso, alla luce della crisi economica sarebbe da rivedere "la perdita del permesso di soggiorno se non si trova un nuovo lavoro entro sei mesi".

Fini ha poi attaccato un caposaldo della nuova legge sulla sicurezza, ritenuta dal governo uno dei suoi più grandi successi e, a onor del vero, approvata anche con i voti dei finiani. “Non avrei mai consentito l’introduzione del reato di clandestinità" ha detto il presidente della Camera.

Non si è fatta attendere la risposta di Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. "L’introduzione del reato di immigrazione clandestina – ha dichiarato –  è sempre stata una priorità di Alleanza Nazionale, come si può facilmente rilevare dall’esame dei documenti politici e dalle proposte di An negli anni passati".

Il reato, insiste Gasparri, "è stata poi una priorità per il Pdl che in questa legislatura ne ha fatto uno dei principi fondamentali per rendere più severa la normativa contro gli ingressi clandestini nel nostro paese. Una norma di destra che siamo orgogliosi di aver approvato".

Elvio Pasca

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