Il presidente della Camera: "Ingiusto discriminare i lavoratori stranieri"
Roma – 25 marzo 2009 – Non si può dire "tornate a casa" agli immigrati che perdono il lavoro e non è giusto penalizzare i lavoratori stranieri a favore degli italiani. La pensa così Gianfranco Fini, che oggi ha incontrato la stampa estera.
"Di fronte alla crisi economica – ha detto il presidente della Camera – c’è il rischio di perdere il lavoro per tutti, non solo per lo straniero che si era integrato, e io non dirò mai, come fa qualcuno: a parità di condizioni facciamolo perdere prima allo straniero e poi all’italiano".
Secondo Fini, "il problema di coloro che sono in Italia perché avevano il lavoro e rischiano di perderlo non potrà essere risolto in modo semplicistico: non hai più il lavoro, devi tornare al tuo paese". "Spero però che il problema non si presenti con tutta questa drammaticità, anche perché è vero che la crisi c’è, ma è anche vero che noi abbiamo un sistema di ammortizzatori sociali maggiore di altri paesi".
"In ogni caso – ha aggiunto – fin d’ora dico che il lavoratore non può essere discriminato in ragione del fatto di essere italiano o straniero. E’ sempre un lavoratore e, di fronte al rischio che c’e’ per tutti di poter perdere il lavoro, dobbiamo fare tutto quello che si può per evitare che si creino delle condizioni di tale emergenza sociale".
Proprio la legge Bossi-Fini ha però ridotto da un anno a sei mesi la durata del permesso per attesa occupazione. E passati sei mesi, il cittadino straniero che non ha trovato un nuovo posto di lavoro dovrebbe tornarsene a casa.
Ma per Fini quanto sta accadendo in questo periodo è "un fenomeno imprevisto e imprevedibile". "La legge Fini-Bossi partiva dal presupposto che in Italia abbiamo bisogno di lavoratori stranieri, poiché ci sono settori in cui se non ci fossero loro non riusciremmo più neppure a produrre".
EP