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Fini rilancia: ”Cinque anni in Italia per la cittadinanza”

Il presidente della Camera: "Non accetto scomuniche, non sono diventato di sinistra" MILANO, 26 settembre 2009 – Le posizioni di Gianfranco Fini in tema di immigrati continuano ad animare il dibattito all’interno della maggioranza.

"Sono diventato di sinistra e ho forse perso la testa a pensare che non solo chi nasce in Italia possa diventare cittadino italiano prima dei 18?" domanda il presidente della Camera nel corso del suo intervento alla festa del Pdl a Milano. Un’osservazione che ha suscitato qualche dissenso da parte del pubblico ma che non ha scoraggiato il presidente della Camera nel portare avanti il proprio pensiero anche perche’, ha sottolineato: "Non mi considero un eretico e discutere non ha mai fatto male a nessuno".

"Di chi e’ l’Italia? Degli italiani", ha osservato Fini che pero’ ha invitato la gente a pensare sul fatto che l’Italia sia si’ "di tutti coloro che vi sono nati ma anche di colore che, pur non italiani la amano, la sentono la loro patria. Non credo -ha aggiunto Fini- che la cittadinanza italiana possa essere garantita solo quando c’e’ un documento ma che sia piu’ giusto far diventare italiani coloro che dimostrano di amare questo paese e non solo perche’ hanno fatto la domanda".

"Ecco perche’ non vedo nessuno scandalo nel ridurre da 10 a 7 o a 5 gli anni necessari di permanenza nel nostro paese per diventare italiani. Il problema e’ considerare l’Italia la propria patria".

Il presidente della Camera ha quindi ricordato quanti lavoratori italiani negli anni sono emigrati e quanti figli di italiani, nati all’estero, si sentano stranieri perche’ figli di italiani. Negare la cittadinanza italiana solo perche’ non si e’ nati nel nostro paese e’ un argomento che non mi convince " ha proseguito Fini.

Il presidente della Camera riceve subito l’elogio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. "L’ho sempre pensato, e da ultimo lo penso ancora di piu’, che le posizioni di Fini su questo argomento siano generose e coraggiose e che ne dobbiamo discutere, devono essere oggetto di un dibattito pubblico".

"In queste vicende pero’- precisa Tremonti – e’ decisivo il fattore tempo, la cosa giusta nel tempo sbagliato puo’ diventare sbagliata. Bisogna stare attenti a non perdere l’identita’ nazionale come ad esempio sta accadendo in Olanda. Ci sono paesi del Nord Europa dove la maggioranza nelle citta’ non e’ piu’ quella storica, ci sono nuove maggioranze di cittadini e la maggioranza storica rimane solo nelle campagne".

Chi invece non la pensa affatto come Fini è il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto: "Credo che dieci anni reali siano una durata di tempo ragionevole per ottenere la cittadinanza. Al tempo pero’ si devono aggiungere anche degli esami seri. Bisogna essere realisti su questi temi, non bisogna dimenticare che in Inghilterra c’erano persone che avevano ottenuto la cittadinanza ma che in realta’ erano terroristi".

Il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri ribadisce la propria contrarietà "al voto alle amministrative per chi non e’ cittadino italiano. Penso che debbano votare i cittadini italiani e che 10 anni per avere la cittadinanza vadano bene".

Oggi, il presidente Fini ha anche incontrato per alcuni minuti una ragazza di origine egiziana, Rasha. La ragazza e’ cittadina italiana, ha 28 anni ed e’ laureata in Relazioni internazionali e si e’ iscritta nuovamente all’universita’ per conseguire una seconda laurea. Rasha, che si e’ presentata con il velo, alle elezioni provinciali dello scorso giugno si era candidata in una lista di estrema sinistra. ”Ho chiesto di incontrare Fini dopo avere conosciuto casualmente Ignazio La Russa. Credo che sia uno dei pochi politici che possa esser definito tale e non parla tanto per parlare, come fa ad esempio la Santanche”’, ha spiegato Rasha ai giornalisti.

”Ho chiesto anche delle spiegazioni sulla questione della cittadinanza, penso che alcune regole debbano essere modificate, io sono cittadina italiana ma i miei genitori, dopo 40 anni in Italia, sono costretti continuamente a rinnovare il permesso di soggiorno. Va bene che la clandestinita’ sia reato pero’ penso che sia necessario cambiare qualcosa. Non capisco – ha concluso – perche’ ad esempio le badanti abbiano ottenuto una sanatoria mentre altre categorie non l’hanno avuta”.

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