I pagamenti venivano fatti tramite ricariche postepay Firenze, 16 giugno 2010 – Quasi 6.000 euro in tre tranches era il prezzo chiesto ad un cittadino del Bangladesh per ottenere la regolarizzazione come badante.
A richiedere il compenso sono stati due cittadini, uno originario dello Sri Lanka, l’altra del Pakistan, che avevano organizzato un vero e proprio ”mercato per favorire la permanenza di stranieri immigrati in condizioni d’irregolarita’ sul territorio nazionale”, come specificato anche dal Gip di Firenze Davide Monti, che ha emesso le misure cautelari a carico dei due ”mercanti di false regolarizzazioni”.
I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti ieri mattina dalla Squadra per il contrasto all’immigrazione clandestina della Questura di Firenze, coordinati da Raffaella Papaccioli, con la collaborazione della Squadra Mobile della Questura di Reggio Emilia. Come datore di lavoro figurava la madre di un terzo complice, un cittadino italiano di 49 anni, denunciato in stato di liberta’.
Il pagamento doveva avvenite in tre diverse rate. La prima di 4.500 euro, al momento della definizione dell’accordo in vista della regolarizzazione. Una seconda, di circa 1.400 euro al momento della conclusione dell’iter amministrativo, mentre ulteriori 500 euro erano destinati all’italiano per la sua mediazione. Alla base del coinvolgimento dell’italiano, le difficolta’ economiche che lo stesso ha denunciato agli investigatori di Firenze. Le basi logistiche dell’organizzazione per le false regolarizzazioni erano due: la prima a Reggio Emilia, riconducibile al pakistano, la seconda a Firenze, riconducibile invece al cittadino dello Sri Lanka. In particolare, quest’ultimo risulta titolare e gestore di un internet point in via Tadde a Firenze, che utilizzava come ‘ufficio’ per la gestione delle pratiche.
Il pagamento, effettuato dallo straniero interessato alla regolarizzazione, era stato ricevuto dal pakistano, che poi ha trasferito al complice dello Sri Lanka la rispettiva quota tramite una carta postepay, poi sequestrata dagli investigatori insieme alle ricevute dell’operazione. Nel corso delle indagini gli uomini della Questura hanno accertato altre tre pratiche fittizie gestite dai tre. Di queste, un’altra vedeva come datore di lavoro la madre dell’indagato italiano, mentre le altre due fanno capo al padre dello stesso. Altre 50 pratiche, sulle quali sono in corso ulteriori accertamenti, sono state sequestrate nel corso delle perquisizioni effettuate presso le abitazioni ed i luoghi di lavoro di Firenze e Reggio Emilia in uso ai due stranieri arrestati.
Per i tre indagati, di cui due in stato di arresto, sono stati contestati i reati di falso e favoreggiamento della permanenza nel territorio nazionale di cittadini stranieri irregolari. Dalla sua costituzione, il gruppo di lavoro dedicato istituito presso l’ufficio Immigrazione della Questura di Firenze ha vagliato gia’ piu’ di 5.400 pratiche delle circa 5.600 istanze di emersione presentate nella provincia fiorentina. Di queste, 201 pratiche di emersione dal lavoro irregolare sono state valutate per probabili illeciti penali commessi dai datori di lavoro o dai lavoratori stranieri coinvolti.