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Flussi 2016. Attenzione, questo decreto non è una regolarizzazione

Centinaia di migliaia di immigrati irregolari tornano a sperare in un permesso di soggiorno. Non lo avranno, ecco perchè 

 

Roma – 5 febbraio 2016 –  “È uscito il decreto flussi, finalmente avrò un permesso di soggiorno”. Non è vero. E diffidate di chi vuole farvelo credere. 

La pubblicazione del decreto flussi 2016 ha rimesso inevitabilmente in moto il tam tam e le speranze di centinaia migliaia di immigrati irregolari. Sono in Italia senza  un documento valido che consenta loro di vivere  e lavorare qui alla luce del sole e hanno pensato, in buona fede, che fosse la volta buona. 

Spiace dirlo, ma non è così. Proviamo a spiegare perché.

In anni ormai lontani, i decreti flussi potevano essere effettivamente sfruttati per regolarizzarsi. Bastava trovare un datore di lavoro e convincerlo a presentare una richiesta di assunzione. Se questa riusciva ad aggiudicarsi una quota, si tornava in patria, si prendeva un visto d’ingresso e quindi si rientrava in Italia per firmare il contratto e chiedere il permesso di soggiorno. 

Negli ultimi anni e anche stavolta, però, questo meccanismo non può più funzionare. Il decreto flussi, infatti, non prevede veri ingressi per lavoratori subordinati. 

Ci sono solo poche, pochissime eccezioni: 100 lavoratori di origine italiana da Argentina, Uruguay Venezuela e Brasile, 100 lavoratori di Paesi extraue che hanno partecipato a Expo 2015 e 1000 lavoratori che hanno partecipato a  programmi di formazione ed istruzione nei Paesi d’origine. Questi ultimi sono “progetti speciali”, avviati nei Paesi d’Origine dai Enti e associazioni italiane. Solo chi è già in quei progetti potrà entrare in Italia e solo a fronte di un’offerta di lavoro. 

E tutti gli altri lavoratori? Muratori, operai, colf, badanti…? Di loro il decreto flussi non parla. Non possono entrare. E se sono già qui senza un permesso di soggiorno e hanno trovato qualcuno che li assuma, non possono approfittarne: il datore di lavoro non può presentare domanda per questi flussi né stipulare con loro un regolare contratto. 

Neanche i 13 mila ingressi per lavoro stagionale sono buoni per regolarizzarsi. Intanto, sono ingressi a tempo: si arriva in Italia, ma dopo qualche mese bisogna andare via, altrimenti si diventa (o si ritorna) irregolari. Inoltre, i controlli sui datori di lavoro (natura dell’azienda, fatturato, altri lavoratori occupati) sono tali che non ci sono chance per domande “ false” o che comunque non potrebbero garantire effettivamente un’assunzione.  La conferma arriva dai flussi stagionali dello scorso anno. C’erano 13 mila ingressi disponibili e sono state presentate  30 mila domande, ma a novembre ne risultavano accettate meno di 5 mila. Le altre non avevano i requisiti. 

Alla luce di tutto ciò, conviene ripetere e metterselo bene in testa: questa non è una regolarizzazione. Se credevate che lo fosse, purtroppo sbagliavate. Se qualcuno ve lo vuole far credere, forse è solo male informato, oppure sa come stanno le cose, ma sta provando a ingannarvi per strapparvi soldi, in cambio di un aiuto che non vi può dare. Non cascateci. 

Elvio Pasca

 

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