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Flussi. Al Nord ce la farà solo uno su sei

In Veneto solo 1 su 13. La corsa alle quote secondo i dati della Fondazione Moressa

Roma – 11 aprile 2011 – Con quattrocentomila domande per 100 mila posti disponibili i flussi di ingresso accontenteranno in media solo un datore di lavoro su quattro. Ma è al Nord che la gara sarà ancora più difficile, perché premierà appena un concorrente ogni sei, con un record negativo in veneto: uno ogni tredici.

 È quanto scrive la Fondazione Leone Moressa, che ha fatto il punto sul decreto flussi 2010 in base agli ultimi dati forniti dai ministeri dell’interno e del lavoro. In pratica, i ricercatori hanno messo in correlazione a livello territoriale le domande presentate in occasione dei tre click day e le quote di ingresso successivamente attribuite.

Nelle aree settentrionali, dove è stato  presentate oltre il 64,1% delle domande di ingresso, è stato attributo il 46,7% delle quote; ciò significa che, tra tutte le domande presentate al Nord appena il 15,8% verrà soddisfatto, mentre nelle aree del Centro e del Mezzogiorno verrà soddisfatto rispettivamente il 32,8% e il 31,4% delle domande.

l dettaglio regionale. La Lombardia è la regione italiana nella quale si concentra il maggior numero di domande presentate (116.306 pari al 29,5%) e alla quale è stata attribuita la quota più alta di lavoratori extracomunitari (19.215 pari al 22,5%): ma appena il 16,5% delle richieste verrà soddisfatto. Nonostante l’Emilia Romagna e il Veneto siano la seconda e la terza regione in Italia per numero di click eseguiti, è stato loro assegnato appena il 7,8% e il 4,1% delle quote. Anche in questo caso il rapporto tra quote e click si attesta al di sotto della media nazionale, pari rispettivamente al 13,1% e al 7,5%.

Al contrario, regioni quali Puglia, Lazio, Marche e Basilicata il rapporto tra quote e click è superiore (rispettivamente 62,5%, 40,0%, 39,4% e 35,4%). Ad alcune regioni sono state attribuite in proporzione più quote rispetto alla richiesta di ingressi espressa dal territorio. Complessivamente nel Lazio sono state distribuite il 17,6% delle quote, seguito da Piemonte (8,2%), da Emilia Romagna (7,8%), Puglia (6,7%) e Campania (6,4%).

Il dettaglio provinciale. Roma e Milano sono le province italiane a cui è stato attribuito il maggior numero di quote, rispettivamente il 15,2% e il 10,6% del totale con 13mila nuovi ingressi nella capitale e 9mila nel capoluogo lombardo. Seguono Torino, Brescia e Bari. Se si mettono però a confronto le quote distribuite con le domande presentate, ai primi posti si trovano province quali Benevento, Avellino, Vibo Valentia e Brindisi; aree nelle quali oltre il 70% delle domande di ingresso presentate verranno soddisfatte. Tra le province del settentrione solo Cuneo e Asti si comportano in modo simile.

Ripartizione delle quote. Non tutti i 98mila ingressi previsti dal decreto flussi sono stati al momento ripartiti. Una parte infatti (circa 10mila) è rimasta a disposizione del Ministero per essere assegnata successivamente, in base alle specifiche richieste che perverranno dai territori stessi.

Per il momento il 58,4% delle quote è stato destinato all’ingresso di lavoratori extracomunitari non stagionali di nazionalità privilegiate, cioè provenienti da quei Paesi che hanno sottoscritto specifici accordi di cooperazione in materia migratoria (come ad esempio per citare i più importanti, Egitto, Moldavia, Marocco, Albania e Tunisia). Il 34,9% delle quote è stato invece destinato a soggetti provenienti da altri paesi extracomunitari per il solo settore del lavoro domestico e di assistenza e cura alla persona.  Il rimanente 6,7% è stato assegnato per conversione di permessi di soggiorno per studio/tirocinio/formazione e di lavoro stagionale in lavoro subordinato.

In Toscana (71,3%), Lazio (70,8%), Sicilia (70,4%) e Veneto (69,6%) le quote più significative di lavoratori di nazionalità privilegiate. Le quote per le altre nazionalità riferite al solo lavoro domestico sono invece maggiormente distribuite in Liguria (56%) e in Sardegna ( 51,2%).

Se si fa riferimento al dettaglio provinciale Roma, Milano e Brescia (solo per citare le prime per numerosità di quote) sono tra le province che riservano alle nazionalità privilegiate la percentuale maggiore di quote (74,4%, 52,7% e 66,9%), mentre a Torino, Bari e Napoli le quote maggiori riguardano i lavoratori domestici delle altre nazionalità (63,2%, 53,5% e 51,3%).

“La crisi ha dimostrato come gli stranieri sono stati l’anello debole del mercato del lavoro, ma il fabbisogno di manodopera straniera non si arresterà. Il decreto flussi del 2010, che soddisfa appena una domanda di ingresso su quattro, mette in evidenza un gap tra le domande presentate per lavoro non stagionale e le quote ripartite nel territorio” scrive Valeria Benvenuti della Fondazione Leone Moressa.

“Non è da escludere – aggiunge la ricercatrice – che i quasi 2 milioni di stranieri in più di cui l’Italia necessiterà nel prossimo decennio (stime del Ministero del Lavoro) impongano un cambiamento nelle politiche migratorie: da una maggiore flessibilità delle quote ad un miglioramento nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, passando per un aumento del tempo per la ricerca di nuova occupazione dopo la crisi”.

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